Il 9 dicembre 2024 Luigi Mangione è stato arrestato con l’accusa di avere ucciso il CEO della compagnia assicurativa United Healthcare Brian Thompson.
Dal momento dell’arresto, sui social ha cominciato a diffondersi una narrativa pro Luigi Mangione volta a giustificare l’uccisione di Thompson o sostenere l’innocenza del presunto assassino.
Insieme a molti meme ironici, sono stati diffusi anche materiali non verificati e fuorvianti.
In primo luogo, su X circola una fotografia di Mangione accostata a due immagini delle telecamere di sorveglianza diffuse dalla polizia di New York per identificare il killer. Secondo questi post, il sospettato delle foto segnaletiche non sarebbe Luigi Mangione, in quanto alcune caratteristiche somatiche, in particolare le sopracciglia, non combacerebbero.
Si tratta di un caso di cherry-picking: una tecnica di manipolazione in cui vengono selezionate solo informazioni che supportano un punto di vista, ignorando di proposito le altre. Tra le diverse immagini diffuse dalla polizia ne sono state selezionate solo due a bassa risoluzione, che mostrano il sospettato dall’alto, con il cappuccio e il volto coperto. Negli scatti selezionati è impossibile valutare la somiglianza tra Mangione e il sospettato solo sulla base delle caratteristiche somatiche evidenziate.
La polizia, tuttavia, ha diffuso anche altre foto segnaletiche e l’arresto di Mangione non è stato convalidato solo sulla base di queste, ma anche sulla base di prove come il ritrovamento di una pistola compatibile con l’arma del delitto, la corrispondenza delle impronte digitali con quelle sulla scena del crimine, diversi documenti falsi in possesso del ventiseienne e una confessione scritta.
Proprio questa confessione scritta è al centro di un’altra ondata di contenuti non verificabili.
Secondo un rapporto interno della polizia di New York, riportato da diverse testate giornalistiche tra cui il New York Times, il presunto killer al momento dell’arresto aveva con sé un testo scritto a mano di circa 260 parole, contenente un’assunzione di responsabilità per l’omicidio e delle invettive contro il sistema delle assicurazioni mediche private.
Su diverse piattaforme, come X, Reddit e Substack, hanno iniziato a circolare diversi testi presentati come il “manifesto” di Luigi Mangione, un chiaro riferimento al documento trovato dalla polizia.
Uno di questi testi, scritto in prima persona, racconta una presunta malattia della madre di Mangione. Secondo il documento, la sofferenza dovuta alla malattia e il rifiuto di United Healthcare di coprire molte spese mediche sarebbero la causa di un forte risentimento personale nei confronti della compagnia assicurativa, che avrebbe spinto Mangione a uccidere Brian Thompson.
Un altro documento, intitolato “Healthcare and its victims”, che ha iniziato a circolare sui social dal 9 dicembre in poi, contiene una lunga critica al sistema sanitario americano e invita a un cambio radicale della società.
Si tratta di documenti contraddittori e non verificati.
Il primo testo è lungo 1514 parole, molte di più di quelle dell’unico documento a disposizione delle autorità, e non sono reperibili testimonianze precedenti della malattia della madre di Mangione. Inoltre, il testo è stato ripreso dal podcast “Hidden True Crime”, ma la stessa produttrice del podcast ha dichiarato che si tratta di un documento non verificato, apparso su Substack solo dopo l’arresto.
Anche il secondo documento è molto più lungo di quello nel rapporto della polizia, con 1981 parole. Il titolo richiama il volume “Industrial society and its future”, manifestodel criminale americano Theodore Kaczynski, conosciuto come Unabomber. Un’opera per cui Luigi Mangione avrebbe espresso interesse in una recensione sull’applicazione Goodreads, su cui è stata costruita un’immagine di Mangione come paladino della giustizia sociale.
In nessuno dei due presunti manifesti diffusi sui social si trova traccia dei passaggi citati dalle testate che hanno riportato il documento ufficiale. Inoltre, nessuno dei due documenti è stato verificato e la loro origine non è nota.
In conclusione, le immagini che contestano l’identità del killer e i manifesti diffusi sui social sono contenuti fuorvianti e non verificati, che si inseriscono in flusso di migliaia di contenuti su Luigi Mangione e alimentano un dibattito polarizzante sulla sua figura.
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