Esclusiva

Dicembre 29 2024
Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?

L’arresto della giornalista italiana in Iran ha acceso i riflettori sull’uso della diplomazia degli ostaggi da parte di Teheran

L’ arresto della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran, Iran, avvenuto il 19 dicembre 2024, ha scatenato un’ondata di reazioni sui social media e nell’opinione pubblica. La notizia, rimasta riservata per oltre una settimana, è emersa il 27 dicembre attraverso comunicati ufficiali e dichiarazioni delle testate per cui la giornalista lavora, Chora Media e Il Foglio.

“Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, tutto il Governo, in primis il Presidente Giorgia Meloni ed il Ministro Tajani, si è mosso per farla liberare” commenta su X Guido Crosetto, Ministro della Difesa, e spiega: “Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”. Sempre su X, il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani fa sapere che “Cecilia Sala sta bene. Il Governo lavora con discrezione per portarla presto a casa”.

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?
Tweet di Tajani

Ieri tra i primi a fornire più dettagli sulla dinamica del caso è Mario Calabresi, direttore di Chora Media che in un’intervista su Rainews dice:

“Cecilia era in Iran con un regolare visto giornalistico. Doveva rientrare in Italia venerdì scorso, ma giovedì stranamente non ha mandato la sua puntata… il suo silenzio ci è parso immediatamente molto strano e abbiamo avvisato l’unità di crisi della Farnesina. Per 24 ore il suo telefono è stato muto, finché venerdì mattina la madre ha ricevuto una brevissima telefonata… Cecilia leggeva un messaggio dicendole che era stata arrestata e che si trovava in carcere. Alla domanda della madre “Che cosa hai fatto?” e “In che carcere sei?” ha risposto che non poteva aggiungere altro. Poi ieri ha chiamato il padre e il suo compagno, che è un giornalista del Post, dicendo: “Aiutatemi, fate di tutto per portarmi fuori da qui”. Non si sa ancora di cosa sia accusata”.

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?

ANALISI DELLE NARRATIVE SUI SOCIAL MEDIA

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?
Hashtag più diffusi

Attraverso i trend su X numerosi utenti, in Italia e all’estero, hanno espresso solidarietà per il rilascio e condannato le azioni del governo iraniano per tentare di sopprimere il dissenso e intimidire i giornalisti, azione che viola i diritti umani e le leggi internazionali. Molti colleghi e organizzazioni internazionali hanno infatti sottolineato l’importanza della libertà di stampa e la necessità di proteggere i giornalisti come Sala, che rischiano la vita per svolgere il loro lavoro in condizioni pericolose. 

La mancanza di trasparenza riguardo le accuse e le reali condizioni in cui è detenuta hanno suscitato preoccupazione anche per possibili torture. Infatti, nel momento in cui stiamo scrivendo,  Cecilia Sala si trova in isolamento nel famigerato carcere di Evin, dove sono rinchiusi dissidenti e attivisti. L’Ambasciatrice italiana a Teheran ha fatto sapere che la giornalista è comunque in buone condizioni.

Rabbia, Paura e Tristezza sono sono le reazioni suscitate dagli utenti negli utim due giorni
Il Sentiment condiviso è Rabbia, Tristezza e Paura

Numerose anche le richieste per la liberazione immediata di Cecilia Sala, con un appello affinché il governo italiano agisca con determinazione per garantire la sua libertà. Il governo chiede invece ai media e ai giornalisti discrezione e riservatezza. “Lavoriamo in perfetta sintonia con la famiglia e insieme alla famiglia il governo chiede discrezione e riservatezza per una trattativa che deve essere diplomatica e deve essere fatta nel modo migliore per garantire la sicurezza e il rientro in Italia di Cecilia Sala”. Lo ha detto Antonio Tajani ieri in un’intervista al Senato con i giornalisti. Il vicepremier e ministro degli Esteri ha aggiunto che non conosce le tempistiche per portare la reporter in Italia: “Difficile dirlo, io mi auguro che siano brevi, però non dipende da noi, noi stiamo cercando di risolvere una questione che è complicata e di garantire intanto che sia Cecilia Sala sia detenuta nelle migliori condizioni possibili, che possa ricevere visite consolari, che possa parlare con la famiglia e quindi che abbia un trattamento normale”.

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?
Temi Associalti al Sentiment

“La Repubblica Islamica dell’Iran ha sempre utilizzato la presa di ostaggi e i ricatti come arma politica principale. Trasformare vite umane in strumenti di pressione politica è un chiaro segnale di come il diritto internazionale e i trattati di cui l’Iran stesso è parte siano costantemente ignorati. Infatti, non solo il modus operandi del regime continua a esercitare una violenta repressione sui cittadini iraniani, ma rappresenta una minaccia per i diritti e le libertà fondamentali di tutti, in particolare abbiamo visto l’attacco alla libertà di stampa, come nel caso di Cecilia Sala e contro la mobilità accademica, come per diversi ricercatori residenti in Europa e con doppia cittadinanza” spiega Eleonora Mongelli, Vice Presidente della Federazione italiana dei Diritti Umani, esperta di diritti umani e che si occupa della difesa delle vittime di persecuzione politica nel mondo.

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?
Temi Condivisi

Sui social non si parla solo di violazione dei diritti umani. Abbiamo analizzato anche post in persiano e molti descrivono l’accaduto definendolo non un semplice caso di arresto, ma di detenzione finalizzata a creare un ulteriore caso di ostaggio, una situazione che necessita di trattative e concessioni.

Nei giorni scorsi è emersa infatti la notizia dell’arresto di Mohammad Abedini, un cittadino iraniano, avvenuto il 16 dicembre a Milano. Abedini è accusato dalle autorità statunitensi di aver fornito supporto materiale all’IRGC (Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica), un’organizzazione considerata terroristica, responsabile della morte di tre soldati statunitensi in un attacco con drone a una base militare in Giordania lo scorso gennaio. Abedini è stato arrestato dagli investigatori della Digos all’aeroporto di Malpensa, mentre era in transito da Istanbul verso un’altra destinazione. Gli investigatori hanno trovato nei suoi bagagli componenti elettronici compatibili con le accuse mosse contro di lui, oltre a materiale bancario, commerciale e cartaceo, e a tre dispositivi elettronici. La Corte d’appello di Milano dovrà ora decidere sulla sua estradizione negli Stati Uniti, mentre le autorità italiane stanno analizzando il materiale sequestrato. Abedini, che è accusato insieme a Mahdi Mohammad Sadeghi di aver cospirato per esportare componenti elettronici sofisticati dall’America all’Iran, in violazione delle leggi sul controllo delle esportazioni, è attualmente detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), in attesa delle prossime mosse legali.  Intanto, ieri, Mahdi Sadeghi, si è dichiarato non colpevole davanti alla corte federale di Boston delle accuse statunitensi di aver illegalmente procurato tecnologia per una società iraniana, che ha prodotto un componente chiave per un drone utilizzato in un attacco a gennaio in Giordania (fonte Reuters).

L’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi in Italia e la detenzione di Cecilia Sala in Iran hanno acceso un dibattito internazionale su temi di diplomazia, sicurezza e diritti umani e ha sollevato nuove preoccupazioni e consapevolezze sul fenomeno della  “diplomazia degli ostaggi” che tende a sfruttare  l’arresto strumentale di cittadini stranieri o con doppia nazionalità.

Situazioni come queste evidenziano il ruolo delle taskforce statunitensi come la Disruptive Technology Strike Force nel contrastare l’accesso tecnologie sensibili da parte di attori o Stati malintenzionati, mentre la detenzione di Sala richiama l’attenzione sull’urgenza di proteggere i giornalisti e i diritti umani nei contesti di crisi,  come già evidenziato nel corso del 2024 da Istituzioni europee, Organizzazioni Internazionali, Reuters Institute e altri.

Cecilia Sala al centro delle tensioni tra Italia e Iran?

Sentiment in lingua persiana
Anche in farsi il sentiment condiviso per Cecilia Sala è Paura e Rabbia.
Alcuni tweet in lingua persiana esprimono dissenso con le decisioni repressive del regime e menzionano, sempre in farsi, che il governo iraniano utilizza varie tattiche per sopprimere il dissenso e l’opposizione, tra cui propaganda e campagne di disinformazione. Viene posto un particolare accento sul ruolo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (noti come i Pasdaran) accusati di essere responsabili di gran parte della repressione e della violenza contro i civili.

NOTIZIE FALSE E TEORIE INFONDATE CHE CIRCOLANO IN RETE

  • Secondo quanto riportato da vari utenti di X, che postano in farsi, la giornalista italiana è stata arrestata a Teheran con l’accusa di “diffondere propaganda contro lo Stato iraniano”. Alcuni attribuiscono la detenzione alle sue presunte critiche al governo iraniano, mentre altri parlano di una possibile disputa personale. In realtà le circostanze che hanno portato all’arresto restano ancora oggi non chiare né definite.  Cecilia Sala si trovava in Iran per svolgere servizi giornalistici raccontando storie di donne e uomini che vivono in Iran. Era partita da Roma il 12 dicembre con un visto giornalistico e stava lavorando a nuove puntate del suo podcast “Stories” di Chora Media.
  • Cecilia Sala in alcuni commenti diventati popolari, in termini di egagement, viene dipinta come una spia israeliana descrizione priva di fondamento, o di fonti, utilizzata in chiave propagandistica soprattutto nella rivalità tra Israele e Iran.

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Federica Urzo