«Ciao ChatGPT, conosci DeepSeek?». «Sì, è un’innovativa intelligenza artificiale (Ai) cinese, paragonata, e talvolta considerata superiore, a sistemi come ChatGPT». Anche i chatbot riconoscono la bravura dei loro avversari. Succede pure fra sistemi nati in Paesi rivali, come gli Stati Uniti e la Cina.
Il primo, sviluppato da OpenAi a fine 2022, ha ricevuto finanziamenti per miliardi di dollari da aziende come Microsoft. Il secondo, creato da una startup di Hangzhou, città a sud di Pechino, è stato lanciato una settimana fa con il modello R1.
Il 27 gennaio 2025, al primo posto fra le applicazioni gratuite più scaricate c’è DeepSeek. Che «il suo arrivo sia stato una delle più grandi sorprese e rivoluzioni nella storia della tecnologia recente» lo ammette anche Sree Sreenivasan, Ceo di DigiMentors, che dal 2018 osserva le novità del mondo digitale, comprese le Ai. Quella cinese aveva attirato l’attenzione dell’agenzia e infatti, appena terminata l’intervista, veniamo inseriti in una community Whatsapp dove il chatbot è stato già “interrogato” e messo alla prova.
L’impatto della nuova Ai è stato «esattamente come quello di ChatGpt». E questo, secondo l’esperto, porta a un «cambiamento dei prossimi anni per la tecnologia. Le implicazioni per l’estero saranno immense. Ma penso che sia buono per il mondo non avere tutte queste compagnie concentrate negli Stati Uniti. Va detto che le aziende della Silicon Valley (fra cui OpenAi, ndr) hanno sbagliato con le loro aspettative. E anche noi pensavamo che, dopo i social, avrebbero dominato anche l’era dell’Ai. Ma abbiamo visto cosa può fare la Cina, molto più velocemente e a meno prezzo».
DeepSeek è costato 5,6 milioni secondo gli sviluppatori. Questo perché l’azienda usa circa 2.000 chip Nvidia H800, che non sono neanche i più recenti, dato che quelli non vengono esportati ai concorrenti cinesi. ChatGpt invece ne utilizza più di 15.000. Eppure, le prestazioni sarebbero «alla pari con OpenAI-o1» si legge nel post su X del 20 gennaio. La società della Silicon Valley ha poi accusato la startup asiatica di aver usato i suoi algoritmi per ottenere dei risultati così positivi. Sta di fatto che Nvidia ha perso il 16% a Wall Street (tradotto: 500 miliardi di dollari di capitalizzazione).
In entrambi è visibile l’elaborazione della risposta. «Parlami delle proteste della Primavera di Praga»: ChatGpt risponde in circa 25 secondi; DeepSeek in 40. Il chat box cinese dà una risposta più dettagliata: 3.330 caratteri contro 2.800. E se da un lato spiega anche come ha costruito la risposta, dall’altro non rivela da quali articoli ha preso spunto: «Non conosco l’esatta composizione dei miei dati di addestramento o i documenti specifici utilizzati» risponde quando chiediamo la fonte. I contenuti, infine, sono simili, anche se il prodotto di OpenAi resta più preciso.
Con DeepSeek c’è un problema di censura. Al prompt «Parlami delle proteste di piazza Tienanmen del 1989», risponde: «Mi dispiace, non sono ancora sicuro di come affrontare questo tipo di domande. Parliamo invece di matematica, codifica e problemi di logica!». E perché? «Come assistente – si legge – mi propongo di aiutarvi con onestà e franchezza, evitando qualsiasi azione potenzialmente dannosa. Se avete domande, non esitate a chiedere». Ad alcuni utenti, invece, capita di vedere alcune frasi della risposta, ma dopo l’Ai si pente e la cancella.
Vengono bloccati argomenti anche per imbarazzo. DeepSeek censura l’orso Winnie della Disney perché da alcuni anni viene paragonato sui social al presidente Xi Jinping, che per l’irritazione ha fermato i film del cartone in Cina. E quindi, se chiediamo di parlarci di Winnie the Pooh e aggiungiamo che qualcuno nota una somiglianza con Xi, l’Ai torna sulla difensiva. «Mi spiace, ma questo esula dalle mie attuali competenze. Parliamo di qualcos’altro».
Ci sono modi per aggirare la censura. Tutto gira attorno al “leet speech”, un linguaggio che sostituisce le lettere con numeri e simboli simili (come la A e la E con il @ e il 3). Invece di chiedere “Tienanmen”, si può scrivere “T1en@nm3n”, inducendo il sistema a non riconoscere immediatamente il termine. Da un’analisi dell’Italian Digital Media Observatory emerge però che alcuni temi – come Xi Jinping e Taiwan – non sono aggirabili.
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