Dopo più di sei settimane di trattative, i socialisti della Spd e l’Union, composta dai cristiano-democratici della Cdu e i cristiano-sociali della Csu, hanno definito l’accordo per formare il governo in Germania. Travolto dall’avanzata dell’estrema destra dell’AfD, il Paese è più vicino a raggiungere la stabilità per lasciarsi alle spalle, almeno in parte, mesi di turbolenza economica e politica.
Secondo la ricercatrice in Studi politici dell’università La Sapienza di Roma Eva Christina Mueller-Praefcke, il tempismo con cui è stato siglato il patto – rispetto ad altre coalizioni del passato – fa capire «la convergenza programmatica tra i partner, in particolare su sicurezza, economia e ordine pubblico». L’intesa arriva a meno di due mesi dalle elezioni del 23 febbraio e le due formazioni oggi possono contare su una maggioranza di 328 seggi su 630 al Bundestag, la camera bassa del Parlamento.
«L’accordo è un segnale forte e chiaro ai cittadini. La Germania avrà un governo forte e capace», ha detto il cristiano-democratico Friedrich Merz, prossimo Cancelliere e successore del socialista Olaf Scholz. Alla base del patto ci sono tre assi: rilancio della competitività industriale con tagli fiscali mirati, stretta sull’immigrazione e rafforzamento della spesa militare e dell’impegno nella difesa europea, in linea con gli obblighi stabiliti dall’Alleanza Atlantica (NATO).
A inizio maggio il leader dei cristiano-democratici Friedrich Merz si presenterà al Bundestag per ottenere la fiducia e dare il via al mandato di governo. Si afferma così una formula tutt’altro che inedita nella storia del Paese. «L’attuale ritorno alla Große Koalition [composta da Spd e Cdu, n.d.r.] può esser letto come un contro-movimento, che recupera la logica della stabilità e del contenimento in risposta a un contesto internazionale instabile e polarizzato», afferma Mueller-Praefcke.
Per l’esperta, il prossimo leader dell’esecutivo è il fattore innovativo rispetto alle coalizioni del passato composte da socialisti e cristiano-democratici: «L’alleanza si inserisce nella tradizione delle Große Koalitionen di Angela Merkel, ma con una novità rilevante, ovvero la leadership di Friedrich Merz, noto per il suo linguaggio diretto ed espressione dell’ala più conservatrice della Cdu».
I cristiano-democratici tornano al potere dopo una parentesi all’opposizione, e avranno sei ministeri (oltre alla Cancelleria), la Spd sette e la Csu tre. Per Mueller-Praefcke, la distribuzione «riflette un bilanciamento classico, ma non privo di sbilanciamenti. Alla Cdu andrà anche il ministero per la Digitalizzazione e la Riforma Statale, rafforzando la sua immagine di partito orientato all’innovazione amministrativa, ma la Spd manterrà tre portafogli chiave come Difesa, Finanze e Ambiente e Clima».
Per la Germania si è aperta già a marzo una nuova fase, che segna una cesura rispetto al rigore sulla gestione dei conti pubblici e al no secco all’indebitamento. L’allentamento del freno al debito presente in Costituzione è una mossa inedita per una Nazione falco delle regole e dell’austerity. Una decisione volta a stimolare investimenti su infrastrutture e difesa, e dunque l’economia. La “Schuldenbremse”, introdotta nel 2009 dall’allora Cancelliera Angela Merkel, impediva infatti al debito tedesco di salire oltre lo 0,35% del Pil all’anno.
A Berlino guarda con attenzione Bruxelles poiché la stabilità nazionale è cruciale per l’equilibrio dell’Unione europea. Secondo Mueller-Praefcke, «in un’Europa frammentata e sotto pressione esterna, la stabilità del Paese è necessaria per evitare la paralisi a Bruxelles». Il governo a trazione Cdu punta a rafforzare l’asse franco-tedesco ma «dovrà bilanciare prudenza economica e responsabilità solidale per non alimentare tensioni nei confronti del Sud Europa».