Esclusiva

Aprile 15 2025
Fuochi d’artificio, il volto giovane della Resistenza

Il 15, 22 e 25 aprile sarà trasmessa su Rai 1 la serie tv che racconta la Resistenza dal punto di vista di una ragazzina di 12 anni

È stato un incontro intenso e pieno di emozioni quello che si è tenuto il 4 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Per celebrare l’ottantesimo Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, la sala concerti Petrassi è stata trasformata in un cinema dove alcune scolaresche romane, insieme ad altre collegate in diretta streaming da 30 città simbolo della Resistenza, hanno visto in anteprima due puntate di Fuochi d’Artificio.

La serie tv, che sarà trasmessa in prima serata su Rai 1 il 15, 22 e 25 aprile, racconta uno dei momenti cruciali della storia recente del nostro Paese, ma dal punto di vista di Marta, una ragazzina di 12 anni. Siamo nel 1944 e sulle Alpi piemontesi fascisti e soldati tedeschi sono impegnati a combattere contro i partigiani. La protagonista, che vive con i nonni in un piccolo paesino, capisce di poterli aiutare più facilmente rispetto agli adulti perché ai posti di blocco non viene perquisita. È troppo piccola per poter essere considerata una minaccia. Allora, insieme al fratello Davide e agli amici Sara e Marco, suoi coetanei, inizia a passare alle brigate combattenti cibo e informazioni, fino ad organizzare piccole azioni di sabotaggio. 

«Ho letto il romanzo con mio marito e i miei figli e ce ne siamo subito innamorati», ha raccontato la regista Susanna Nicchiarelli nell’incontro che è seguito alla proiezione. La serie, infatti, è tratta dall’omonimo libro di Andrea Bouchard, pubblicato da Salani editore nel 2015. «È una storia che ha tanti livelli di lettura ed è ricca di valori che vale la pena trasmettere alle nuove generazioni, come la pace, la libertà, l’amicizia e la solidarietà». 

Ma ciò che rende unico questo prodotto è proprio il punto di vista da cui vengono narrate le vicende e il pubblico a cui si rivolge: «Mancava un racconto per immagini sulla Resistenza che fosse adatto alle famiglie e che parlasse di temi importanti in termini così semplici e al tempo stesso profondi» spiega Nicchiarelli, che aggiunge: «Il mio sogno è che i nonni con i nipotini, i genitori con i figli si ritrovino davanti alla televisione a vedere insieme questa serie». Un’aspirazione che non sembra essere lontana dal realizzarsi, considerata la calorosa accoglienza che la platea di giovanissimi spettatori ha riservato alle prime due puntate. 

Gli scrosci di applausi che hanno accompagnato i titoli di coda si sono fatti ancora più fragorosi quando a salire sul palco insieme alla regista, a Bouchard e all’attrice protagonista Anna Losano è stata la partigiana Luciana Romoli. Classe 1930, romana, la donna ha travolto tutti, raccontando con un’intensità fuori dal comune la sua esperienza di staffetta. 

«Noi quando abbiamo iniziato la Resistenza avevamo la vostra età» esordisce. «Il mio comandante partigiano non mi voleva perché ero troppo piccola. Era l’ottobre del ’43 e non avevo ancora compiuto 13 anni. Ma io gli ho risposto che la partigiana l’avevo iniziata a fare a 8 anni, quando ero stata espulsa da scuola per aver difeso la mia compagna di banco, che era stata cacciata via perché ebrea». Da qual momento in poi diventa Luce, il suo nome di battaglia, e inizia ad andare in giro in bicicletta di giorno e di notte, per mantenere i collegamenti tra il Comitato di liberazione e le brigate.

Il pericolo di incontrare una pattuglia tedesca era sempre altissimo. Se catturate, le staffette venivano violentate, torturate e poi uccise. «Ma noi non avevamo paura» rivela Romoli «perché combattevamo per i valori della Resistenza, che erano pace, giustizia e libertà». Valori poi diventati i pilastri della nostra Costituzione, che non vanno mai dati per scontati. 

«Perciò studiate, studiate, studiate» dice Luce alla platea, «perché una nazione senza memoria è una nazione senza futuro».

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