Esclusiva

Aprile 29 2025
Una fede senza ostacoli

Dal 28 al 30 aprile Città del Vaticano ospita il Giubileo delle persone con disabilità, dove sono attesi circa diecimila pellegrini

Credit foto: Annibale Di Cuffa

Nel progetto del colonnato di San Pietro Gian Lorenzo Bernini voleva creare uno spazio che simboleggiasse le braccia aperte della Chiesa, per far sentire i visitatori accolti. Un abbraccio che includesse tutti. Questo è lo stesso spirito che muove il Giubileo 2025: per questo ci sono voluti due anni di preparazione per realizzare percorsi giubilari adeguati, dall’abbattimento delle barriere architettoniche per le carrozzine, ai percorsi tattili per i non vedenti, a spazi dedicati dove isolarsi dall’inquinamento acustico per chi ha disturbi dello spettro autistico.

Il Giubileo delle persone con disabilità ha avuto inizio con la peregrinazione alla Porta Santa, con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari, e proseguirà con una catechesi tenuta in Piazza San Pietro da Rino Fisichella, presidente responsabile del Giubileo, a cui seguiranno testimonianze di persone con disabilità.

Lì ci sarà anche Pietro, un ragazzo di trentasette anni mosso da una fervente devozione: «Il mio rapporto con la fede è iniziato fin da bambino perché i miei genitori, soprattutto mia madre, frequentavano molto la chiesa vicino casa e così sono stato abituato fin da subito ad andare a messa. Non ho mai incontrato Papa Francesco, ma ho conosciuto Madre Teresa di Calcutta e Papa Giovanni Paolo Secondo, di cui ho un ricordo bellissimo: si tolse la sua coroncina del Rosario per consegnarla a me. La custodisco ancora».

Costretto sin dalla nascita su una sedia a rotelle, ha sempre combattuto per la sua indipendenza e i suoi sogni. Laureato in scienze dell’educazione e della formazione, coltiva la sua passione per il teatro e il cinema, debuttando nel 2018 sul grande schermo nel film Sotto il segno della vittoria: «Sono molto felice che siano state dedicate alcune giornate alla disabilità, perché credo che ancora si faccia molto poco concretamente per noi. Abbiamo bisogno di stimoli, opportunità e fiducia, non solo belle parole e nulla più».

Ma «Questo Giubileo non è solo dei disabili ma anche di quelli che li accompagnano», come disse il Cardinale Roger Etchegaray durante la conferenza stampa del Grande Giubileo del 2000. Le famiglie, spesso isolate, si trovano ad affrontare enormi sfide quotidiane, come racconta Edilio, padre di una ragazza con disabilità cognitiva, da anni impegnato attivamente a servizio della comunità: «La società, anche se ha fatto passi da gigante verso l’accettazione, anche grazie a diverse leggi in merito, nella realtà il riscontro ed il supporto sono ancora molto esigui rispetto alle necessità reali per avere un’integrazione degna di essere vissuta».

Grazie all’impegno della Chiesa e delle autorità locali, il tradizionale pellegrinaggio delle sette chiese, nato nel XVI secolo dall’idea di San Filippo Neri, è fruibile da tutti, ma ad oggi rappresenta ancora un unicum: «In merito alle iniziative che accolgano pienamente queste persone, esse sono rare e sono demandate principalmente alle associazioni in cui i componenti sono quasi sempre coloro che hanno avuto o che vivono questi disagi in famiglia. Lo Stato, anche con le nuove regole del terzo settore, non permette loro una reale integrazione».

Durante le celebrazioni ci saranno anche workshop e tavole rotonde, organizzati dal Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità e dal Dicastero per l’Evangelizzazione, per discutere del ruolo e del supporto ai caregiver. «Basti pensare di cosa avrebbe bisogno un’associazione per organizzare un viaggio. Oltre a strutture alberghiere non attrezzate, le famiglie sono costrette ad autotassarsi per far fronte a tutte le spese e alle esigenze dei ragazzi. Ai vari volontari andrebbe riconosciuto almeno un rimborso spese che purtroppo per legge non può essere superiore a dieci euro al giorno», conclude Edilio.

Ma non si tratta solo di un cammino fisico, quanto di una riflessione interiore. Pietro, infatti, racchiude nelle sue parole tutto il valore spirituale dell’Anno Santo: «Da questo Giubileo vorrei soltanto una cosa: che la gente si fermasse un attimo; basta frenesie, basta potere, basta violenze, che le persone capiscano che siamo tutti di passaggio e che verremo ricordati non per quello che abbiamo ricevuto, ma per quello che abbiamo dato agli altri».