Lunedì 28 Aprile il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un cessate il fuoco della durata di tre giorni per il prossimo mese. È la seconda volta in due settimane che fa una simile richiesta.
La tregua durerebbe 72 ore: i combattimenti cesserebbero l’8 maggio per riprendere alle 23.59 del 10, questo per consentire i festeggiamenti del 9 maggio, giorno della celebrazione della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale, festa nazionale russa.
Andriy Sybiha, il ministro ucraino degli Esteri, ha risposto dicendo se la Russia vuole veramente un cessate il fuoco deve interrompere i combattimenti subito. Inoltre ha aggiunto che l’Ucraina è pronta per una tregua della durata di 30 giorni, una proposta che Putin ha già rigettato.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta lavorando per un cessate il fuoco permanente e per porre fine alla guerra in Ucraina. Il 28 aprile, la portavoce di Washington ha dichiarato che Trump è frustrato sia con Putin sia con Zelensky per l’incapacità di trovare un accordo.
Secondo Mariana Bilyk, segretaria dell’associazione culturale Ukraina in Europa, «l’annuncio di un cessate il fuoco per l’8-10 maggio rappresenta sicuramente un segnale positivo, anche se fragile». Questo perché: «raggiungere una tregua stabile dipenderà dalla reale volontà delle parti di rispettare gli impegni e di avviare un dialogo concreto. Anche se si trattasse solo di una tregua di pochi giorni, sarebbe comunque estremamente importante: significherebbe salvare sicuramente la vita di alcune persone e alleviare, almeno temporaneamente, le sofferenze della popolazione civile».
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Bilyk inoltre ricorda come la festa della Liberazione del 9 maggio non sia una festa solo russa, «come spesso viene fatto credere dalla propaganda attuale». Si tratta invece di una commemorazione condivisa da tutte le 15 ex repubbliche dell’Unione Sovietica, che combatterono unite contro il nazifascismo. La presa di Berlino, infatti, fu ottenuta anche grazie ai battaglioni ucraini del fronte ucraino all’interno dell’esercito sovietico. «Quando Putin presenta il 9 maggio come una vittoria esclusiva della sola Russia contemporanea, dice una mezza verità, omettendo deliberatamente il contributo fondamentale degli altri popoli sovietici, primo tra tutti quello ucraino».