Una scoperta tra le vecchie carte chiuse in un cassetto nella casa di Decimomannu, in Sardegna. Una lettera indirizzata al nonno, i mittenti si firmano con “Heil Hitler!”. Una verità che scuote la sua storia e quella di tutta la famiglia. Barbara Serra introduce il lettore nel cuore di Fascismo in famiglia, un’opera che intreccia memoria personale, ricerca storica e riflessione. Non è solo la storia di un nonno dimenticato: è il racconto, lucido e doloroso, di come le grandi tragedie collettive prendano forma attraverso le piccole scelte individuali.
Barbara Serra, giornalista affermata tra Italia e Regno Unito, oggi anchor di Sky News UK dopo una lunga carriera in testate internazionali come Al Jazeera e BBC, intraprende in questo libro un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta del nonno paterno, Vitale Piga. Originario del Sulcis, terra operaia e contadina della Sardegna, Vitale fu da giovane un fervente antifascista, coinvolto nelle lotte contro l’autoritarismo nascente. Ma col passare degli anni, complice la repressione, il conformismo e il desiderio di sopravvivenza, Vitale finisce per collaborare con il regime fascista e accetta la nomina a podestà di Carbonia, abbandonando — almeno in apparenza — i suoi ideali originari.
Scoprire questa verità sconvolge Barbara Serra. Per una giornalista cresciuta all’estero, abituata a pensare il fascismo come un male storico netto e condannato senza riserve, l’idea che un suo familiare abbia “ceduto” rappresenta uno shock. Eppure, proprio questo spaesamento diventa la leva per una ricerca profonda e senza sconti.
Serra si immerge negli archivi, analizza documenti polverosi, rispolvera lettere, testimonianze orali, ricostruendo non solo la parabola biografica del nonno, ma anche il contesto storico che l’ha resa possibile. Attraverso una narrazione che alterna pagine intime e analisi, l’autrice svela quanto sia fuorviante immaginare il fascismo come una dittatura calata dall’alto su un popolo innocente. Al contrario, come suggerisce il titolo stesso, il fascismo si è insinuato dentro le famiglie, nelle loro paure, nei loro compromessi, nella loro quotidiana necessità di adattarsi.
Il libro di Barbara Serra ha uno scopo chiaro e potente: spingere il lettore a interrogarsi sulla responsabilità individuale di fronte ai processi storici. Non è un’opera autoassolutoria né accusatoria. È piuttosto un invito a riconoscere le zone grigie della storia, a comprendere che il confine tra resistenza e complicità spesso si gioca su scelte piccole, silenziose, quasi invisibili. E che l’idea di essere “dalla parte giusta” non è mai un dato scontato.
La scrittura è asciutta, rigorosa, mai fredda. Serra sa dosare con sapienza l’emozione personale e l’analisi giornalistica, mantenendo sempre una forte tensione narrativa. Non si limita a raccontare i fatti: li interpreta, li mette in dialogo con il presente, lasciando intendere come certi meccanismi di conformismo, paura e opportunismo siano tutt’altro che relegati al passato.
Fascismo in famiglia è, in definitiva, un libro necessario. Non solo per chi voglia capire meglio il Ventennio, ma anche per chi desidera riflettere su quanto fragile possa essere la democrazia e su quanto sia importante coltivare, giorno per giorno, il coraggio. Attraverso la vicenda del nonno, Barbara Serra ci offre uno specchio scomodo ma indispensabile, ricordandoci che la storia — anche quella più buia — non si scrive mai senza la complicità, o la resistenza, delle persone comuni.
In fondo, Fascismo in famiglia insegna che il passato non è mai così lontano come crediamo. Sta nei racconti taciuti, nei gesti tramandati, nei silenzi che ancora abitano le nostre case. E ci chiede, con urgenza, di scegliere ogni giorno da che parte vogliamo stare.
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