Esclusiva

Maggio 13 2025
Crescere in Europa oggi

Il report 2024 dell’Unione Europea esplora le condizioni di vita dei giovani e raccoglie dati su partecipazione, lavoro, salute, digitale e ambiente nei 27 Stati dell’Unione

Digitale, ambiente, mobilità, salute mentale sono tra le parole che orientano la vita dei giovani tra i 15 e i 29 anni in Europa. A raccontarlo è l’EU Youth Report 2024, pubblicato dalla Commissione europea e redatto dall’EACEA, che raccoglie dati Eurostat, Eurobarometro e Youth Wiki per restituire un quadro aggiornato della condizione giovanile nei 27 Stati membri.

Nel corso dell’ultimo decennio, la percentuale di giovani europei sulla popolazione complessiva è scesa dal 18 al 16%, con un calo più marcato nei Paesi baltici e dell’Est, ma presente anche in Italia. Il ridimensionamento della fascia 15–29 anni incide su diversi ambiti, dalla scuola al lavoro, passando per le politiche pubbliche, che faticano ad adattarsi a una generazione numericamente meno centrale, ma socialmente più esposta.

Alla voce “partecipazione democratica” i segnali si fanno più ambigui. L’80% dei giovani europei ritiene importante votare alle elezioni europee, ma questa convinzione non sempre si traduce in partecipazione. In Italia, Grecia e in alcune aree dell’Europa orientale, la distanza tra dichiarazioni e comportamento elettorale risulta particolarmente ampia. Il disincanto verso i partiti, unito alla percezione che il voto abbia poco impatto, contribuisce a spiegare una presenza spesso intermittente alle urne.

Anche l’ingresso nel mondo del lavoro non procede in modo omogeneo. Se a livello europeo un giovane su due risulta occupato, in Italia la soglia resta al di sotto della media. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 20%, mentre scende la quota di NEET – giovani che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione – con dati peggiorati soltanto in Romania e Grecia. Il percorso verso l’occupazione stabile è più difficile per chi ha lasciato la scuola in anticipo e per chi cresce in contesti familiari fragili.

Le condizioni economiche non migliorano in modo netto nemmeno per chi un lavoro lo ha già. Secondo il report, il 25% dei giovani europei è esposto al rischio di povertà o esclusione sociale. In Italia la percentuale è ancora più alta. Il fenomeno non riguarda soltanto chi è disoccupato: quasi un giovane su dieci si trova in una condizione di povertà pur avendo un impiego. A incidere sono la qualità del lavoro disponibile, la debolezza delle tutele contrattuali e la distanza tra competenze acquisite e richieste del mercato. Dove mancano percorsi formativi solidi, le possibilità di crescita professionale restano limitate.

Un altro dato centrale riguarda il benessere psicologico. Quasi un ragazzo su due in Europa ha sperimentato una condizione di disagio mentale nell’ultimo anno. Nel nostro paese, il quadro è simile. Le cause non si esauriscono nelle conseguenze della pandemia o nei fattori esterni più visibili: spesso si intrecciano con l’instabilità del presente e la mancanza di prospettive chiare. L’accesso ai servizi di salute mentale continua a dipendere dalla zona di residenza, dalla capacità economica e dalla presenza di strutture adeguate. 

Su altri fronti, però, la fotografia che il report restituisce è meno discontinua. Le competenze digitali, ad esempio, sono diffuse e ben sviluppate tra i giovani con un percorso scolastico avanzato. In Italia oltre il 90% dei laureati possiede abilità digitali di livello alto. Il divario resta ampio tra chi ha lasciato la scuola prima del diploma, ma si osserva un miglioramento generale nella consapevolezza rispetto all’uso degli strumenti online e nella capacità di riconoscere contenuti manipolati o falsi.

La mobilità all’interno dell’Unione sembra una realtà più accessibile. Il 43% dei giovani europei ha svolto un’esperienza di studio o lavoro in un altro Paese UE, mentre gli altri hanno deciso diversamente per costi elevati, scarsa disponibilità di informazioni e dipendenza economica dalle. Dove queste esperienze sono riuscite, si osservano effetti positivi sullo sviluppo di competenze trasversali, sulla costruzione di reti internazionali e sul rafforzamento dell’autonomia personale.

Sul piano delle priorità collettive, l’ambiente emerge come il primo tema di preoccupazione. Quasi la metà dei giovani europei indica il cambiamento climatico come il problema più grave. Anche in Italia l’urgenza ambientale viene riconosciuta, sebbene l’impegno diretto nelle iniziative locali sia meno frequente rispetto ai Paesi del Nord Europa. Il report sottolinea come le questioni ambientali riescano a coinvolgere anche quei segmenti di popolazione giovanile solitamente più distanti dalla partecipazione civica. 

In generale il, 60% di giovani ha fiducia nell’Unione Europea. In Italia, il numero scende sotto il 50%. 

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