Esclusiva

Maggio 15 2025
«Incompletezza», il romanzo di Debora Gambetta

Il libro è tra i dodici finalisti del Premio Strega 2025 e racconta la vita di Kurt Gödel, uno dei più grandi matematici del XX secolo

Non esiste differenza tra una formula matematica e una frase. Entrambe si basano su una serie di segni che significano altro, sono linguaggi simbolici. Ma dietro i simboli si nascondono sempre storie di ossessioni e di creazioni perché «i matematici, come gli scrittori, plasmano mondi». È questo il nucleo attorno cui Debora Gambetta ha costruito Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel. La biografia edita da Ponte alle Grazie è tra i dodici finalisti del Premio Strega 2025.

L’autrice è nata a Torino il 16 luglio 1970, ma vive in provincia di Ravenna, a Massa Lombarda. Ha studiato Lettere moderne all’Università di Bologna e ha esordito con il romanzo Viaggio di maturità. Ha pubblicato inoltre racconti per antologie e romanzi, tra i quali La colpaÈ tutto a posto.

Il libro racconta la vita di uno dei più grandi matematici del Novecento che aveva sposato una ballerina di cabaret e che è stato definito dal collega John von Neumann «il più grande logico dai tempi di Aristotele», capace a soli ventiquattro anni di risolvere un dibattito matematico-filosofico che si protraeva da oltre un trentennio. È morto settantunenne nel 1978 in un letto di ospedale quando era arrivato a pesare 28,5 chilogrammi. Ma perché raccontare la sua storia? Forse perché la vita interiore di uno scienziato non è così diversa dai moti che agitano l’animo di uno scrittore e perché, in fondo, i due fanno la stessa cosa: vagano nella terra dei morti, «vanno là – scrive Gambetta – per riportare qualcosa indietro. Per noi è una storia, per loro una verità. Qualcosa che dia senso».

La vita di Gödel attraversa tutto il Novecento. Nasce nel 1906 a Brno, nell’odierna Repubblica Ceca, e assisterà suo malgrado a molte delle ombre che hanno oscurato il XX secolo: i due conflitti mondiali e l’ascesa del nazismo. Tutto questo ha avuto conseguenze sulla sua salute, infatti, soprattutto dopo un episodio di febbre reumatica che lo colpisce quando aveva otto anni, sarà tormentato dall’ipocondria. Finita l’università, inizia il suo percorso da matematico che lo porterà a formulare il teorema dell’incompletezza, secondo cui esistono affermazioni matematiche che, per quanto vere, non possono essere dimostrate, e restano indecidibili. Ha avuto anche l’occasione di lavorare con i più grandi scienziati della sua epoca: Albert Einstein, John von Neumann e J. Robert Oppenheimer. Ma sono fatti che conosciamo dalla cronaca, Gambetta attraverso il suo romanzo-biografia ha cercato invece di ritagliarsi un cantuccio manzoniano, un luogo immaginario in cui poter svelare e comprendere cosa ha provato nella sua intimità una delle personalità più importanti del mondo scientifico.

L’idea della scrittura non nasce a caso, ma da un bisogno: in un momento di passaggio nella sua vita, quando Gambetta si lascia con il compagno, si imbatte nella Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi di Paul Watzlawick, Janet Beavin e Don Jackson dove incontra Kurt Gödel. Alcune caratteristiche del matematico, la razionalità, il rigore formale, la rielaborazione continua e costante del proprio ragionamento, sono state per lei uno strumento salvifico: «Era un mondo perfetto e puro e io, mentre tutto attorno a me crollava, volevo quella purezza. Nel caos emotivo della mia vita volevo quell’ordine, quella razionalità».

Scrivere la vita di Gödel ha permesso a Gambetta di trovare delle corrispondenze con la sua, soprattutto nel rapporto che il matematico aveva con la moglie Adele che lo aveva sempre amato e sostenuto nei momenti bui. Parlando con il suo compagno gli aveva detto di essersi resa conto di quanto le loro vite fossero entrate nella sua. Ma le somiglianze continuano: «Leggevo della sua incapacità di stare nel mondo reale e dell’ossessione di decifrarlo. Leggevo, e capivo, che la sua vita, quella vera, era tutta dentro la sua mente. Una mente che abitava il solo e unico mondo – così sosteneva lui – dotato di equilibrio e ordine: quello matematico».