Esclusiva

Maggio 20 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 21 2025
Dopo gli Usa la Cina: il Canada cerca nuovi partner

Il Paese del Primo Ministro Mark Carney ridisegna la sua strategia tra sovranità, sfide globali e tensione con gli Stati Uniti

Le politiche aggressive del presidente statunitense Donald Trump stanno ridisegnando gli equilibri geopolitici del Nord America. Le loro conseguenze si sono fatte sentire anche in Canada, influenzando le elezioni federali del 28 aprile scorso. Con il loro voto, i cittadini hanno espresso il rifiuto verso un vicino sempre più “invadente”. In più occasioni ha palesato l’idea provocatoria di trasformare il Canada nel 51esimo Stato americano.

A guidare la risposta canadese c’è ora Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra e della Banca del Canada, che ha preso il timone del Partito Liberale succedendo a Justin Trudeau. In poche settimane è diventato l’uomo simbolo della resistenza a Trump. La lotta al cambiamento climatico, negato dall’ex Presidente, è stata infatti al centro delle politiche di Carney, che ha spinto affinché le banche e gli investitori includessero il rischio climatico nelle loro decisioni finanziarie. Inoltre, mentre Carney ha sostenuto l’importanza di un ordine economico basato sulla cooperazione internazionale e sulle istituzioni multilaterali, Trump ha sempre portato avanti una politica “America First”, caratterizzata da forte protezionismo.

La campagna di Carney, incentrata sulla difesa della sovranità canadese e sulla diversificazione dei rapporti commerciali, ha dunque trovato un ampio consenso, come dimostrato dall’esito delle elezioni.

Il primo incontro ufficiale tra Carney e Trump, avvenuto il 7 maggio alla Casa Bianca, ha confermato la tensione tra i due Paesi. Trump ha definito il confine tra Canada e Stati Uniti una “semplice demarcazione arbitraria”, ribadendo la sua idea di annessione. «Il Canada non sarà mai in vendita» è stata la risposta di Carney.

Sul fronte commerciale, Trump ha imposto dazi del 25% su acciaio, alluminio e componenti automobilistici canadesi, giustificandoli con un presunto deficit commerciale di 200 miliardi di dollari. Carney ha definito le misure “ingiuste e in violazione degli accordi esistenti”, annunciando ritorsioni da parte di Ottawa: dazi su prodotti statunitensi per un valore di 20,9 miliardi di dollari. Ha anche sollevato la necessità di rinegoziare l’accordo commerciale USMCA entro il 2026 per garantire un equilibrio più equo tra le parti.

Il tentativo di ridurre la dipendenza economica dagli USA spinge il Canada a guardare altrove. Tra gli attori appare la Cina, secondo partner commerciale per volume di scambi ma in un rapporto tutto fuorché lineare. Nel 2024, Ottawa ha imposto una sovrattassa del 100% sui veicoli elettrici cinesi e del 25% su acciaio e alluminio. In risposta, Pechino ha avviato un’indagine antidiscriminazione e, nel marzo 2025, ha imposto dazi del 100% su colza e piselli canadesi, e del 25% su carne di maiale, pesce e frutti di mare.

Il Canada ha reagito attivando una procedura di consultazione presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio, denunciando una violazione delle norme commerciali internazionali. Parallelamente, il governo ha annunciato un rafforzamento del programma AgriStability per proteggere gli agricoltori canadesi colpiti dalla guerra commerciale, aumentando il tetto massimo dei pagamenti a 6 milioni di dollari canadesi per il 2025.

Nel suo primo viaggio ufficiale, Carney ha incontrato Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer, delineando un nuovo asse economico e strategico con l’Europa. Ha inoltre messo in dubbio l’acquisto del jet F-35 dagli Stati Uniti, lasciando intendere una possibile revisione degli accordi militari con Washington.

I rapporti tra Canada e Stati Uniti restano tesi, ma Carney ha scelto una linea chiara: dialogo sì, senza però cedere su principi fondamentali come la sovranità e l’equità commerciale. Ma le sfide restano, con in vista il vertice del G7 di giugno, proprio in Alberta.