Esclusiva

Maggio 20 2025
Libertà sotto assedio: 2024 nero per i giornalisti in Europa

Il 2024 è l’anno più letale per i giornalisti, tra guerre e repressioni statali. In Italia crescono le querele bavaglio e l’ingerenza politica nei media

«Il 2024 è stato l’anno più mortale per i giornalisti in tutto il mondo» avverte l’Unione per le Libertà Civili per l’Europa (Liberties), ong che tutela i diritti umani nell’Ue. Il report annuale sulla libertà dei media, pubblicato lo scorso 24 aprile, studia le minacce emergenti e trend consolidati in 21 Stati membri, con particolare attenzione alla trasparenza proprietaria, alla sicurezza dei giornalisti e all’attuazione delle nuove norme europee sulla libertà di stampa. Il conflitto in Ucraina continua a influenzare indirettamente i media. Sono stati diversi gli attacchi ai giornalisti dissidenti russi così come è evidente «l’utilizzo di spyware nei confronti di giornalisti russi e bielorussi» si legge nel report. È di qualche giorno fa la notizia che il corpo della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna, rapita dai Russi a Enerhodar nel 2023, è stato restituito con evidenti segni di torture e barbaramente privato di occhi, laringe e cervello.  Anche la guerra in Medio Oriente ha avuto effetti sui giornalisti europei che riportano incidenti di violenze durante le coperture delle proteste legate al conflitto israelo-palestinese. 

A minacciare la libertà della stampa non sono solo le guerre, secondo Liberties ciò che accomuna tutti i media europei sono gli attacchi da parte dei governi, «catturare i media è il primo passo verso l’autoritarismo. Il metodo è già stato testato da Orban in Ungheria, Fiko in Slovacchia e prima ancora dal partito Diritto e Giustizia (Pis) in Polonia e dal Partito democratico (Sds) in Slovenia. La libertà dei media è minacciata anche dalla conformazione stessa del mercato editoriale.  La concentrazione proprietaria è particolarmente elevata in Croazia, Francia, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Svezia. Addirittura, a Malta sono i partiti politici a controllare i media. 

Anche il contesto italiano presenta criticità di rilievo. A Roma «i recenti sviluppi hanno sollevato domande sullo stato del pluralismo dei media» si legge nel report. A settembre 2023 sono iniziate le voci sulla possibile acquisizione dell’Agenzia Giornalistica Italia (AGI), una delle maggiori agenzie di stampa italiane, da parte del Gruppo Angelucci, guidato da Antonio Angelucci – deputato della Lega e magnate dei media già proprietario di diversi grandi quotidiani, tra cui Il Giornale, Libero e Il Tempo. La redazione dell’Agi ha protestato diverse volte nel 2024 fino alla sfiducia lo scorso maggio della direttrice Rita Lofano da parte del board editoriale per paura di un conflitto di interessi visto lo stretto rapporto di lavoro tra la stessa e l’ex direttore Mario Sechi, adesso direttore di Libero ed ex portavoce della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Ciò che preoccupa di più in Italia però sono gli attacchi per mezzi legali che i giornalisti ricevono personalmente e che minano la loro possibilità, anche materiale, di condurre attività giornalistica investigativa. Si tratta di Slapps (Strategic Lawsuits Against Public Participation), ossia le querele pretestuose. «In Italia su 44 casi evidenziati dalla piattaforma Mapping Media Freedom, 17 sono state avviate da funzionari pubblici» si legge nel report. L’Osservatorio “Ossigeno per l’informazione” negli ultimi tre anni, dal 2022 al 2024, ha rilevato e accertato in Italia 132 episodi di intimidazione a danno di 290 giornalisti, blogger, difensori dei diritti umani, opinionisti. Oltre il 40% di queste azioni legali è stato promosso da soggetti o istituzioni pubblici. Addirittura, in un caso del 2024 a dieci operatori dei media sono stati persino sequestrati strumenti di lavoro e documenti. «In Italia occorre cambiare la legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che ogni anno produce circa diecimila azioni legali pretestuose – ha spiegato a Zeta Alberto Spampinato fondatore e direttore di Ossigeno per l’informazione onlus– I giornalisti non possono neanc he difendersi attraverso una assicurazione di responsabilità civile finché non sarà depenalizzata la diffamazione». 

In questi otto anni l’Osservatorio ha assistito in giudizio 93 giornalisti ottenendo il 98% di successi. Le azioni legali pretestuose, di cui le Slapp sono solo una parte, sono invalidanti anche per le semplici spese legali «che la legge italiana lascia sempre a carico dei querelati anche quando prosciolti da una sentenza – ha aggiunto Spampinato – bisogna aiutarli a rompere l’isolamento e a sostenere queste spese». Ossigeno ha presentato un piano in proposito alla Casa del Jazz a Roma lo scorso 5 maggio.

Che la situazione in Italia sia peggiorata è stato evidenziato anche da un’altra classifica, poco dopo il report di Liberties. Secondo Reporter senza frontiere il paese è slittato di tre posizioni rispetto allo scorso anno, dal 46 al 49 posto. È il peggior risultato dell’Europa occidentale. Dalla relazione dell’ong si legge che «la libertà dei media viene minacciata dalle organizzazioni mafiosi, specialmente al sud e che la classe politica sta tenta di ostacolare la libera informazione con la “legge bavaglio” (ddl Nordio) e con le Slapps».