Esclusiva

Giugno 3 2025
Olanda, Wilders toglie la fiducia al governo: rottura sui migranti

La ricetta anti immigrazione del leader del Partito per la Libertà manda in crisi l’esecutivo guidato dall’indipendente di destra Dick Schoof

La pazienza di Geert Wilders si è esaurita, e con essa la fragile coalizione che reggeva il governo olandese. A meno di un anno dal suo insediamento, l’esecutivo guidato dall’indipendente di destra Dick Schoof è caduto sotto il peso delle continue frizioni sulle politiche migratorie. Martedì mattina, dopo una riunione-lampo, l’annuncio del leader del Partito per la Libertà (PVV): «Nessuna firma sotto i nostri piani sull’asilo. Il PVV lascia la maggioranza», ha scritto su X, chiudendo definitivamente il sipario sull’esecutivo.

Un governo, quello di Schoof, nato in salita. Ci erano voluti oltre sei mesi di negoziati per mettere insieme una maggioranza post-elettorale composta dal PVV, vincitore delle elezioni del novembre 2023, dai centristi di Nuovo Contratto Sociale (NSC), dai liberali del VVD (l’ex partito di Mark Rutte) e dai populisti del Movimento dei contadini e cittadini (BBB). Per la guida di una formazione tanto variegata era stato scelto un tecnico: Schoof, ex capo dei servizi segreti, uomo di garanzia ed equilibrio esterno ai partiti. Ma il PVV, pur avendo ammorbidito i toni durante i negoziati, non ha mai rinunciato alla propria agenda radicale.

Il colpo di grazia arriva dopo settimane di tensioni. Wilders, primo azionista del governo, ha tentato di imporre un piano in dieci punti per inasprire le politiche migratorie: dalla chiusura dei confini per i richiedenti asilo all’impiego dell’esercito per presidiare le frontiere, fino al rimpatrio forzato dei rifugiati siriani con permessi temporanei. Proposte che non sono piaciute agli alleati, perché ritenute eccessive e in parte incostituzionali. Già a novembre, un episodio aveva fatto scricchiolare la maggioranza. La sottosegretaria alle Finanze Nora Achahbar, del NSC, si era dimessa dopo alcune frasi razziste che sarebbero state pronunciate durante un consiglio dei ministri.

Ora, senza i 37 seggi del PVV, l’esecutivo che fino a ieri poteva contare su 86 parlamentari su 150 alla Tweede Kamer (la Camera bassa), si ritrova sotto la soglia della maggioranza assoluta. E proprio mentre i Paesi Bassi si preparano ad accogliere il vertice NATO del 24-25 giugno, prende corpo l’ipotesi di nuove elezioni anticipate. A chiedere il ritorno immediato alle urne, in prima fila le opposizioni: «Un’opportunità per tutti i partiti democratici di liberarci degli estremi perché è chiaro che con gli estremi non si può governare», ha dichiarato il leader della sinistra verde Frans Timmermans. Tra i partner rimasti nella coalizione, invece, si valuta se proseguire in forma di governo di minoranza. «Non sta mettendo il paese al primo posto, sta mettendo Geert Wilders al primo posto», incalza Caroline van der Plas, leader del BBB. Non esclude l’opzione di un nuovo esecutivo anche la centrista del NSC Nicolien van Vroonhoven, «è sicuramente un’opzione». Intanto, il PVV, nonostante il calo nei sondaggi rispetto al picco post-elettorale, resta saldamente primo partito.

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