Esclusiva

Giugno 9 2025
“Sekkei”, i mobili di carta che sfidano ogni pregiudizio

Un’idea visionaria nata a Pomezia trasforma un materiale inaspettato in oggetti d’uso quotidiano, con un occhio attento all’ambiente e al sociale

La casa di carta. Quando si sente questa frase è inevitabile pensare alla nota serie tv spagnola uscita nel 2017, in cui dei criminali tentano di rapinare la Zecca Reale di Stato. Non ci si immagina l’esistenza di un’autentica abitazione costruita con questo materiale, considerato troppo fragile e poco resistente per far parte delle nostre dimore. Ma se fosse possibile utilizzarlo per fabbricare l’arredo degli spazi in cui viviamo?

È quello che hanno pensato Matteo Giovannone e Ylenia Zaccari quando nel 2016 hanno fondato Sekkei, un’azienda pometina che produce solo mobili di carta: «La mia famiglia lavora il cartone dal 1962, quindi io sono nato e cresciuto in questo mondo. In occasione del Giubileo del 2000, ci venne chiesto dal Vaticano di realizzare uno sgabello ad incastro. Ne producemmo 100.000, per far sedere la folla prevista per l’evento. Dopo cinque anni, notammo che erano ancora perfettamente funzionali, alcuni li usavano addirittura come base per le taniche d’acqua. E pensammo: se un semplice sgabello può resistere così tanto, perché non potrebbero dei mobili strutturati e progettati per essere duraturi? Così io e mia moglie abbiamo iniziato a crearli, nonostante anche tra gli addetti ai lavori ci fosse molto scetticismo. Abbiamo cominciato con un taglierino, senza neanche avere un plotter [macchinario specializzato nella stampa di supporti di grande formato, ndr]», dice Giovannone.

Ma superare i pregiudizi sull’impiego di questo materiale e convincere i clienti all’acquisto non è stato semplice: «All’inizio sembravamo davvero dei pazzi. Le idee nuove sono spesso viste come un problema: c’è riluttanza nei confronti del cambiamento. Sui social leggiamo spesso commenti tipo: “Prendono fuoco”, “Si sciolgono con il caffè”, “Si rovinano con la pioggia”. Ma quando le persone vedono il mobile dal vivo, non pensano più a queste cose».

La progettazione parte dal reparto tecnico, un cliente, o un designer esterno. Poi i dipendenti di Sekkei valutano la fattibilità tecnica ed economica della proposta. Se un’idea comporta costi troppo elevati per il prodotto finale, spesso decidono di non realizzarla. Si continua creando un prototipo per testarne resistenza e stabilità e, se necessario, si apportano delle modifiche per perfezionarlo.

«Il taglio avviene al plotter, pezzo per pezzo, strato per strato, come una lasagna. Poi utilizziamo una macchina del 1952 – che abbiamo ottenuto al tempo barattando quattro sedie e un tavolo – per applicare la colla. L’incollaggio è manuale, poi levighiamo e pitturiamo il legno, di solito faggio o betulla. Il risultato è un mobile riciclabile al 100%», spiega il fondatore.

La sostenibilità è un pilastro per l’azienda: «Se un nostro oggetto viene dismesso, può essere riciclato. Anche bruciandolo, restituirebbe all’ambiente solo la CO₂ assorbita in fase di crescita. Il cartone che usiamo contiene già l’80-90% di materiale riciclato, il resto proviene da fonti sostenibili».

Sekkei collabora anche con associazioni che hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo della società. Ad esempio, hanno piantato una foresta con zeroCO2 e supportano i senzatetto di Roma Termini con Chiara per i bambini nel mondo, fornendo loro dei letti in modo gratuito.

Nel 2025, hanno organizzato Cartaland a Pomezia, il loro primo evento: «È un festival della sostenibilità, con talk su sociale, cultura, sport. Ci sono attività per bambini, concerti e una casa di carta di 6×9 metri. L’obiettivo è fare due edizioni all’anno: primavera e autunno».

Guardando al futuro, lo scopo è restare fedeli ai propri valori, coinvolgendo anche le nuove generazioni: «Stiamo avviando delle iniziative di educazione sostenibile nelle scuole, con dei veri e propri laboratori per costruire mobili. E poi stiamo preparando un progetto video, Local human, per raccontare gli artigiani autentici d’Italia. Sarà una sorta di vlog on the road», conclude Giovannone.