Esclusiva

Giugno 20 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 25 2025
Growing Greener, una casa sostenibile a Perdifumo

Aree interne, spopolamento e turismo sostenibile attraverso la storia di Eliza Cox e Francesca Tortorelli e il loro sogno di aprire un “eco-lodge”

La mattina di Eliza e Francesca comincia con un caffè veloce in casa, qualche ora al computer per rispondere ai messaggi e coordinare i prossimi eventi. Poi si dedicano ai loro lavori part-time e nel primo pomeriggio si spostano verso il loro terreno, dove tagliano l’erba e sistemano le strutture che hanno costruito. Verso sera, se avanzano energie, salgono in macchina e puntano verso la costa: trenta minuti di curve per vedere il tramonto sul mare, prima di rientrare e cenare a casa. 

Vivono così da più di un anno a Perdifumo, un comune nel Cilento, in provincia di Salerno. Hanno affittato una casa nel centro storico e ricevuto in dono un terreno abbandonato poco fuori. Il loro progetto si chiama Growing Greener: un’iniziativa di ospitalità, scambio culturale ed eventi pubblici, nata con l’obiettivo di rimettere a valore un pezzo di terra, rendendolo un luogo d’incontro per la comunità locale e una meta turistica sostenibile.  

«Passavamo tutte le sere in città a bere, uscire, fare serata. Spendevamo soldi per evadere, non per costruire», racconta Eliza, 25 anni, inglese, trasferita a Napoli per lavoro nel 2020. Lì ha conosciuto Francesca, 31 anni, originaria di Battipaglia. Si sono innamorate quasi subito e hanno iniziato a condividere la consapevolezza che la vita nei grandi centri non era quella che volevano. «Ci siamo chieste: se non vogliamo vivere qui, allora dove? E in che modo?».

Perdifumo non era la risposta immediata. Prima hanno viaggiato: Portogallo, Francia, Inghilterra. Hanno fatto volontariato in fattorie didattiche, vigne biologiche, comunità rurali. Tornavano in Cilento nei mesi di pausa, cercando un luogo dove fermarsi. Hanno provato a Laurito, dove hanno presentato all’amministrazione locale l’idea di rilevare uno spazio in disuso per organizzare attività. «All’inizio erano entusiasti, poi è diventato impossibile comunicare. Abbiamo capito che dovevamo partire dalle persone, non dai comuni». A Perdifumo si sono fermate una settimana per lavorare nel verde. Hanno spiegato il progetto agli abitanti. Qualcuno le ha aiutate a cercare casa, qualcun altro ha messo a disposizione un terreno inutilizzato.

Growing Greener, una casa sostenibile a Perdifumo
Il terreno di Growing Greener
Growing Greener, una casa sostenibile a Perdifumo
Vista su Perdifumo

Il piccolo paese che le ospita rientra tra le cosiddette “aree interne”, definite dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne – una politica nata nel 2013, promossa dall’Agenzia per la coesione territoriale e dal governo Monti – come quei territori che non garantiscono ai residenti un accesso completo a servizi essenziali come salute, istruzione e mobilità. Secondo la classificazione, i comuni sono divisi in “poli” e “poli intercomunali”, dove i servizi si concentrano, e in “aree intermedie”, “periferiche” e “ultraperiferiche”, in base alla distanza dai centri. Perdifumo, che fino al 2021 era considerato intermedio, oggi è classificato come periferico. Questo significa che, rispetto ai Poli, la distanza e la carenza di infrastrutture sono ostacoli che incidono sulla vita quotidiana. In Italia, le aree interne comprendono oltre 4.000 comuni, cioè quasi la metà del totale (48,5%). Vi abitano circa 13,3 milioni di persone, quasi un quarto della popolazione italiana (Istat, 2024).

Questi territori sono segnati da un declino strutturale. La popolazione è scesa del 5% tra il 2014 e il 2024 (contro l’1,4% dei centri urbani). L’indice di vecchiaia cresce più in fretta: per ogni 100 bambini sotto i 15 anni, ci sono 225 anziani nei comuni periferici, e 243 in quelli ultraperiferici (Istat, 2024). La dinamica è aggravata dalla fuga di giovani: tra il 2002 e il 2022, 375 mila laureati tra i 25 e i 39 anni sono andati via dalle aree interne. Solo 215 mila sono rientrati, lasciando un saldo negativo di 160 mila giovani. Come si vede dal grafico, la differenza tra chi parte e chi torna è aumentata negli anni, questo significa che il trend è in crescita.

Realizzato con Flourish

Francesca ed Eliza hanno scelto la direzione opposta. «Abbiamo iniziato con il terreno che un abitante del posto, Guido, ci ha regalato: era inaccessibile e malmesso», dice Francesca. «Nei primi sei mesi abbiamo lavorato con la comunità: c’era chi ci insegnava a costruire scale, chi ci spiegava come potare».

A maggio 2024 hanno organizzato il primo evento pubblico con più di cento partecipanti: una festa di inaugurazione con un mercatino solidale con laboratorio di tarantella cilentana nel loro spazio di terra. Da allora hanno continuato: panificazione, fermentazione, trekking, yoga, scambi culturali. 

Growing Greener deve parte della sua fama anche al lavoro che Eliza e Francesca hanno svolto sui social. Ad oggi, il loro profilo Instagram conta quasi 25 mila seguaci e grazie alla copertura mediatica riescono ad attrarre sempre più persone. «C’è chi vuole partecipare, chi vuole capire come fare qualcosa di simile. I social sono diventati uno strumento di connessione: non per promuovere il territorio, ma per farlo incontrare».

A livello economico, per ora, il progetto si regge sulle loro spalle e i loro stipendi. Eliza insegna inglese in una scuola che dista un’ora da casa loro, Francesca lavora da remoto come engagement manager. I bandi pubblici non sono stati risolutivi. Hanno vinto il bando “Imprese Borghi” del PNRR, ma non lo hanno potuto attivare: «Scadenze troppo strette, obiettivi pensati per contesti urbani. Anche con il punteggio più alto, non era fattibile per noi». Ora stanno lavorando a un bando Erasmus Plus in collaborazione con organizzazioni spagnole.

Il loro sogno è di aprire un eco-lodge, trasformare Growing Greener in una struttura ricettiva stabile e sostenibile. «Ci permetterebbe di viverci davvero, di non dover lavorare part-time per pagare le spese. Per ora facciamo tutto il possibile con quello che abbiamo». Il progetto si potrebbe trasformare in un nuovo punto d’incontro per i residenti ma anche in una meta turistica che non danneggi la natura di Perdifumo. 

Leggi questa e altre storie sul nostro periodico: “Due anni”