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Esclusiva

Marzo 14 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 5 2021
L’Europa s’è desta, ma il contagio continua

Salgono i contagi in Europa. La Commissione europea e la Bce prendono provvedimenti. Gli Stati adottano misure sempre più restrittive

L’Europa è il nuovo occhio del ciclone. Nel vecchio continente più di 250 mila persone hanno contratto il coronavirus, la maggior parte delle quali vive in uno degli Stati membri dell’Unione europea.

Aggiornamento mappa 25/03/2020

LA COMMISSIONE CORRE AI RIPARI

Dopo giorni di silenzio ora l’Ue affronta la pandemia. La Commissione europea ha presentato ieri le misure tanto attese: l’emergenza coronavirus, si legge in un comunicato, sarà considerata «un evento inusuale fuori dal controllo dei governi» e quindi consentirà loro di operare al di fuori delle normali regole di budget europeo. L’impegno della Commissione sarà soprattutto su due fronti, con la garanzia di «massima flessibilità» nell’applicazione del Patto di Stabilità e nel consentire aiuti di Stato destinati alla gestione dell’emergenza.

«Siamo pronti a sostenere l’Italia con tutto ciò di cui ha bisogno. Il prossimo potrebbe essere un altro Stato membro» ha ammesso Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, che però ha ricordato come le misure adottate debbano essere proporzionate. È quindi escluso un divieto generale per gli spostamenti dentro e fuori l’Europa: una mossa che «non è considerata efficace dall’Oms e avrebbe un impatto sociale ed economico notevole». Si tratta di una posizione sostenuta con forza anche dalla commissaria per gli affari interni, Ylva Johansson.

«Concederemo la massima flessibilità sul Patto di Stabilità» ha continuato von der Leyen, spiegando che le spese sostenute per combattere il Covid-19 potranno essere scorporate dal deficit strutturale. Non si tratta però di una sospensione dell’accordo, come ha precisato il vicepresidente Dombrovskis, che rappresenta i commissari nordici più rigorosi: «Stiamo solo usando tutta la flessibilità insita nel Patto. Si deve dare liquidità alle aziende e proteggere i posti di lavoro e i redditi dei lavoratori colpiti».

Per far fronte alle conseguenze del coronavirus la Commissione è anche pronta a dare il via libera agli aiuti di Stato in meno di 24 ore. La rassicurazione viene dalla commissaria per la concorrenza, Margrethe Vestager, che ha citato l’esempio di quanto già fatto nei confronti della Danimarca: giovedì scorso il paese scandinavo ha stanziato aiuti di Stato per risarcire le aziende che hanno annullato eventi con più di mille persone. «Abbiamo dato il via libera in un giorno e faremo lo stesso, con la stessa velocità, per qualunque paese dell’Unione» ha ripetuto Vestager.

L’Europa s’è desta, ma il contagio continua
Vestager, von der Leyen e Dombrovskis in conferenza stampa (13 marzo)

Von der Leyen ha poi spiegato che il fondo previsto per rispondere all’emergenza sarà aumentato a 37 miliardi e che è fissata a otto miliardi la liquidità d’urgenza per oltre 100 mila imprese di turismo, commercio e trasporti. Inoltre saranno attuati controlli per evitare blocchi dell’export di mascherine e altro materiale sanitario, come quelli inizialmente decisi da Germania e Francia per aumentare le scorte nazionali. Le proposte della Commissione passano ora al livello decisionale dei ministri dell’Economia degli Stati membri, che si riuniranno martedì a Bruxelles.

Le misure formalizzate ieri rappresentano la prima vera risposta dell’Europa alla diffusione del coronavirus. Secondo molti si tratta di misure tardive e insufficienti, che arrivano dopo settimane in cui i vari paesi si sono mossi in ordine sparso. Ma è un ritardo sorprendente o c’era da aspettarselo? C’è qualcosa che l’Europa poteva fare e non ha fatto? «Una reazione più immediata sarebbe certamente stata gradita, ma Bruxelles non può superare i limiti previsti dai trattati – osserva Francesco Cherubini, docente di Diritto dell’Ue all’Università Luiss –. L’Unione non ha grandi strumenti per intervenire e se gli Stati non cederanno più sovranità il risultato sarà sempre questo».

LE MISURE DELLA BCE PER CONTENERE LA CRISI

Dopo i crolli delle borse degli ultimi giorni provocati dalla paura del coronavirus, dalla guerra del petrolio russo-araba e dal blocco dei voli Usa per l’Europa, la Bce risponde all’emergenza scatenata dal Covid-19. Giovedì 12 marzo durante la conferenza stampa che ha chiuso la riunione del direttivo della Banca centrale europea, a Francoforte, la presidente Christine Lagarde ha spiegato le misure varate per sostenere l’economia europea.

Aumentano gli acquisti dei titoli di stato da parte della Bce: 120 miliardi, da aggiungere ai 20 miliardi mensili già in uso, per acquistare, entro la fine anno, i titoli degli Stati europei seguendo il ritmo dell’economia reale e non i criteri di continuità del capital key. Significa che gli acquisti saranno proporzionati alle esigenze di ciascun paese e soltanto al termine del programma dovranno convergere con le quote che ogni paese detiene nell’azionariato della Bce, al fine di sostenere condizioni finanziarie favorevoli in tempi di aumentata incertezza.

Realizzate nuove aste a lungo termine (Ltro) a un tasso di interesse pari alla media del tasso sui depositi (-0,50%) per aumentare la liquidità a supporto al sistema finanziario. Le banche riceveranno liquidità e saranno remunerate sui prestiti così ottenuti. Al momento sono previste operazioni settimanali, a partire da dal 16 marzo e fino all’8 giugno.

Annunciate condizioni favorevoli per le aste di liquidità targeted (Tltro) che inizieranno a giugno 2020, per sostenere i prestiti bancari alle piccole e medie imprese colpite dal rallentamento dell’attività a causa del coronavirus.

I tassi principali della Bce, invece, rimangono invariati – quello sui depositi resta fermo a -0,5%, quello principale a 0, e quello sui prestiti marginali allo 0,25% – per non causare effetti negativi sulla redditività delle banche già provate dal tasso sui depositi negativo e perché, come spiega Lagarde, la riduzione dei tassi è una misura che mostra i suoi effetti nel medio periodo, mentre ci si aspetta che la crisi legata al coronavirus, per quanto forte, sia temporanea.

Non si tratta di una recessione strutturale come quella che colpì l’Europa nel 2008 o la Grecia nel 2010 ma di una crisi improvvisa, determinata da un fattore esterno, violenta ma destinata a durare poco tempo.

Le misure varate dalla Banca centrale europea giocano d’anticipo: mirano a prevenire lo scoppio di una profonda recessione in Europa e sono coerenti con il problema principale da affrontare – la mancanza di disponibilità di moneta. Puntano a fornire liquidità al sistema bancario e, attraverso questo, all’economia reale, con strumenti ad hoc per aiutare piccole e medie aziende. Presto anche le imprese degli altri Stati europei, come già oggi in Italia, potrebbero essere in difficoltà nel pagare stipendi, fornitori e debiti a causa dei ricavi ridotti.

Il pacchetto di misure è articolato e ha l’obiettivo di contenere l’emergenza ma non ha soddisfatto i mercati europei, che si aspettavano di più. Piazza Affari ha perso il 17% il giorno successivo alla conferenza stampa della Banca centrale europea. Un ruolo centrale l’ha avuto la dichiarazione della presidente Lagarde che, affermando che l’obiettivo della Bce non è ridurre gli spread, ha frammentato il mercato e causato un’immediata perdita di fiducia degli acquirenti del debito pubblico degli Stati più deboli (come l’Italia), che sono apparsi privi del sostegno europeo.

Ieri Philip Lane, capo economista dell’Eurotower, ha chiarito la questione generando il rialzo delle Borse europee. «Siamo pienamente impegnati ad usare tutta la flessibilità del programma di acquisto di attività per rispondere alle attuali condizioni del mercato – scrive sul blog della Banca centrale –. Questo significa che ci possono essere fluttuazioni temporanee nella distribuzione dei flussi di acquisti sia per quanto riguarda le classi di asset, che i paesi emittenti in risposta a stock scatenati da fuga verso asset sicuri e crisi di liquidità».

La Bce, quindi, si dice attenta all’evolversi della situazione e pronta a sostenere i singoli Stati, con l’acquisto dei titoli, sulla base delle loro effettive necessità. La politica monetaria, però, non basta per contrastare tutti gli effetti negativi del Covid-19 in Europa. Occorre l’intervento tempestivo di ciascun governo. Le affermazioni di Christine Lagarde, oltre la gaffe comunicativa, sono state un assist alla Commissione europea che ieri ha mostrato grande flessibilità verso gli Stati.

COSA FANNO GLI STATI EUROPEI CON PIÙ CONTAGI?

Francia: Il bollettino dei contagi si fa più pesante di giorno in giorno. Il numero maggiore di casi è nel dipartimento dell’Oise, a meno di 100 km da Parigi, nell’Alto Reno a ovest, nel dipartimento di Doubs, al confine con la Svizzera, nella città di Morbihan a est, e in Corsica. Scuole chiuse a partire da lunedì, vietate manifestazioni e assembramenti con più di 100 persone. Dopo aver tenuto inizialmente un profilo basso sulla diffusione dei contagi, l’Eliseo ha alzato la guardia. Il Primo ministro, Édouard Philippe ha annunciato che, a partire dalla mezzanotte del 14 marzo, tutti i bar, pub, ristoranti e discoteche saranno chiusi al pubblico su tutto il territorio nazionale. Resteranno aperti solo i negozi che vendono beni essenziali e le banche.

Germania: Angela Merkel ha dichiarato che circa il 60-70% della popolazione tedesca contrarrà il virus. Finora però non sono stati presi provvedimenti particolarmente severi. Partite a porte chiuse, la raccomandazione a evitare gli assembramenti e a rimandare gli eventi sportivi. A partire da martedì, la città di Berlino chiuderà bar, discoteche, pub e ristoranti. La decisione di come gestire gli alunni tedeschi è affidata ai singoli Länder: per questo solo Baviera e Saarland hanno deciso di chiudere le scuole. La Germania aveva vietato l’esportazione di mascherine, tute, camici e guanti. Dopo il richiamo della Commissione europea, i tedeschi sono ora pronti ad aiutare l’Italia con l’invio di materiale sanitario.

Regno Unito: «Molte famiglie perderanno i loro cari», la frase shock di Boris Johnson durante il discorso tenuto alla nazione.

Se inizialmente Boris Johnson sembrava non volere fare nulla per limitare i contagi, ora è tornato sui suoi passi, ed ha fatto chiudere tutto. Il Regno Unito è in Lockdown.

Spagna: Il governo è pronto a dichiarare l’emergenza nazionale. Scuole chiuse per due settimane. Chiusi teatri e musei a Madrid. In Catalogna quattro paesi, individuati come focolai, sono stati isolati. Il virus non ha risparmiato i politici: sono stati trovati positivi al Covid-19 la ministra per le politiche regionali Carolina Darias San Sebastián e il segretario del partito di estrema destra Vox, Santiago Abascal. Per questo il parlamento spagnolo sospenderà le sue attività a partire dalla prossima settimana. Sospeso anche il campionato di calcio.

L’Europa s’è desta, ma il contagio continua
Prima pagina del 14 marzo 2020

*Per quanto riguarda le misure prese dai singoli Stati, la situazione è in continuo aggiornamento.