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Esclusiva

Marzo 27 2020
The Last Days, amore e agorafobia in un viaggio sotterraneo

Una pandemia sconosciuta minaccia la Spagna e il mondo intero. Nessuno vuole uscire allo scoperto, ma Marc deve trovare Julia costi quel che costi

Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena 


Conoscere il proprio nemico è il primo passo per affrontarlo e sconfiggerlo. Ma se l’avversario è l’aria aperta? A Barcellona Marc (interpretato da Quim Gutiérrez) è un ingegnere informatico che si divide tra lo stress al lavoro e la vita di coppia con Julia, l’amore della sua vita. Il protagonista di The Last Days – in originale Los Ùltimos Dìas – vive la sua quotidianità affrontando le piccole-grandi sfide alle quali siamo tutti abituati. Un collaboratore cinico come Enrique (José Coronado) lo mette in difficoltà affidandogli un progetto impossibile, mentre a casa Julia lo pressa. La loro relazione è stabile e lei vuole coronarla con un figlio, ma Marc è titubante. Troppe pressioni, troppi rischi, troppe incertezze. Nulla a che vedere con ciò che sta per succedere.

Durante una comune giornata lavorativa Marc rimane bloccato in ufficio a causa di una strana pandemia, un’agorafobia acuta che impedisce alle persone di uscire di casa e dai luoghi chiusi. Chi lo fa, trova la morte in pochi secondi a seguito di violenti attacchi di panico. L’intera popolazione viene investita da questa paura irrazionale, e ciò che ne consegue è una città bloccata e terrorizzata.

The Last Days
La Barcellona deserta di The Last Days.

Assistendo impotente al caos generato dal “Panico”, questo il nome che viene dato all’agorafobia, Marc ha solo un nome in testa: Julia. La donna era a casa prima che Barcellona sprofondasse nel caos e nella violenza. Sarà ancora lì? Spinto dall’amore sincero l’ingegnere decide di attraversare la città passando per la metropolitana, unica via “sicura” per raggiungere la fidanzata. Il bisogno di sopravvivere lo spinge ad allearsi con Enrique, per affrontare un viaggio pericoloso tra cunicoli poco illuminati e violenti concittadini.

ATTENZIONE: DA QUI SPOILER

I registi David ed Alex Pastor raccontano la storia con una serie di flashback e flashforward che ci mostrano la contrapposizione fra i problemi passati, quelli della quotidianità, e quelli presenti. Una città devastata dal dramma della morte, dalla paura, dove le persone regrediscono ad animali pur di salvare la propria pelle o quella dei cari. Marc e Enrique sono i protagonisti di un doppio viaggio: esteriore nelle profondità di Barcellona, interiore attraverso lo smarrimento che provano entrambi. Turbamento che si unisce però alla ferma volontà di arrivare, di raggiungere la fidanzata e il padre.

The Last Days, amore e agorafobia in un viaggio sotterraneo
Marc mostra la foto di Julia durante le ricerche.

Il film si basa su una pandemia inquietante e vicina a noi, che si basa su paure terrene come gli attacchi di panico. La tensione durante il viaggio è costante, lasciando allo spettatore la consapevolezza che il pericolo può annidarsi dietro ogni angolo. Marc e Enrique, dopo iniziale diffidenza e antipatia, si avvicinano sempre più. Gli stenti e gli obiettivi comuni li portano a farsi forza a vicenda, fino al sacrificarsi l’uno per l’altro. In The Last Days il progresso ha disabituato gli uomini alla sopravvivenza e li ha allontanati dagli istinti primordiali, che tornano di colpo quando il virus li costringe sotto terra. Per lo stesso Marc il tragitto casa-lavoro che prima copriva in una ventina di minuti, diventa un’Odissea lunga tre giorni.

In questa apocalisse di devastazione e paura degli spazi aperti c’è una speranza. Quando il protagonista ritrova l’amata, che portava in grembo suo figlio, mostrando la scelta compiuta dalla coppia. Avere dei figli in un mondo difficile è possibile, anzi è la scelta che permette di pensare al futuro con un sorriso. L’epilogo del film è un cerchio che si chiude, con il figlio di Marc e Julia che riesce ad uscire all’aria aperta senza soffrire del Panico. Dopodiché il ragazzo, ormai adolescente, parte con molti altri giovani per ricostruire la civiltà distrutta dal morbo.