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Esclusiva

Maggio 25 2020
Ma quali Coronabond, la soluzione sono i Perpetual Bond

George Soros ha le idee chiare su come contrastare la crisi economica. Gli economisti Guido Tabellini, Giampaolo Galli e Francesco Nicoli analizzano la sua proposta

Mitigare l’impatto economico della pandemia è possibile, parola di George Soros. L’imprenditore ungherese, diventato celebre per aver scommesso contro la sterlina nel 1992, durante un’intervista al quotidiano olandese De Telegraaf, ha ribadito la sua ricetta per salvare l’Unione europea (Ue). Sì ai bond, purché siano “perpetui” (o “consol”). E cioè, prestiti senza scadenza in cui il capitale iniziale non viene ripagato, se non attraverso il versamento di un tasso d’interesse fisso e perenne. Da non confondere con i Coronabond o con qualsivoglia forma di mutualizzazione del debito. Nati in Gran Bretagna nel 1751, poi utilizzati per finanziare le guerre napoleoniche e la Prima guerra mondiale, i “consol” sono stati impiegati anche dal Ministero del Tesoro statunitense nel 1870. A giustificarne il ricorso, quindi, sono situazioni eccezionali. Una pandemia, per esempio.

Dentro i Perpetual bond

«Il bond perpetuo spalma il costo della crisi anche sulle generazioni future. L’Austria ha da poco emesso un titolo non perpetual ma comunque di lunga durata, a cent’anni, a un tasso d’interesse molto basso, 2,1%. Significa che io posso emettere cento miliardi di debito e pagare solo un miliardo. Ecco la grande attrattiva di un titolo del genere», spiega Giampaolo Galli, ex Capo Economista di Confindustria e rappresentante della Banca d’Italia in vari istituti internazionali. «Immagina di detenere un’azione dello Stato: un titolo fisso che paga un interesse fa sì che diventi azionista del Paese e che tu abbia diritto ai suoi profitti, calcolati in base alle tasse. Diventi proprietario di una frazione del pagamento delle imposte. Il capitale prestato non è restituito insieme agli interessi, ma ripagato attraverso di essi», chiarisce Francesco Nicoli, Docente di Economic Governance presso l’Università di Gent, in Belgio.

Perpetual bond Soros

Ma i problemi non mancano. Secondo Galli, «più è lunga la scadenza di un titolo, più è alto il rischio di mercato, cioè la sensibilità del suo valore ai tassi di interesse. Ci sono poi incognite, presenti anche per altre tipologie di debito, che in questo caso sono particolarmente problematiche perché bisogna guardare a un futuro molto più lontano. Per fare un esempio, un’inflazione che rischia di volatilizzare il valore del titolo tra cinquecento anni, se ha di fronte tassi d’interesse bassi, è come se agisse immediatamente, producendo subito i suoi effetti: il futuro diventa quasi presente».

I bond, così come pensati da Soros, non dovranno essere emessi in un’unica soluzione: «Man mano che i mercati familiarizzeranno con i nuovi strumenti, le tranche successive attirerebbero un numero maggiore di acquirenti e alla fine le obbligazioni otterrebbero un premio», spiega l’imprenditore. Ma affinché ciò sia possibile è necessario che l’Ue mantenga un rating AAA (elevata capacità di ripagare il debito) per evitare che i titoli risultino «invendibili»; oltre a ciò, deve autorizzare «l’utilizzo di risorse proprie sufficienti senza attendere che i fondi siano materialmente raccolti». In altre parole, le tasse potrebbero coprire il costo degli interessi sui consol. E poiché imporle in ogni Stato membro richiede tempo (data l’assenza di un’Unione fiscale) le imposte dovranno essere autorizzate e non applicate.

Perpetual bond Soros

«Il magnate ungherese sottolinea che questi bond perpetui siano finanziati non dagli Stati ma dall’Ue, che a sua volta si finanzia attraverso le tasse dei singoli Paesi», spiega Guido Tabellini, economista ed ex rettore dell’Università Bocconi. «Sta suggerendo che l’Ue venga autorizzata a emettere debito a fronte di un futuro pagamento sulle risorse proprie. Quindi, io oggi vado sul mercato finanziario e dichiaro che pagherò un flusso di interessi senza però avere ancora deciso quale percentuale delle mie risorse dedicare al loro pagamento», afferma Nicoli. Qualcosa di problematico, ma allo stesso tempo comprensibile: ogni decisione su questo tipo di risorse richiede infatti un voto all’unanimità e il potere di veto di Stati come Austria e Paesi Bassi è rilevante. «Se si autorizza l’Ue a emettere titoli di debito senza avere ancora il permesso di utilizzare le risorse proprie, il processo dovrebbe velocizzarsi. È un po’ come mettere Vienna e Amsterdam davanti al fatto compiuto».

Perpetual Bond o Recovery Fund?

Nel disegno dell’imprenditore, i fondi raccolti saranno distribuiti tra chi ha subito maggiormente gli effetti della pandemia, Paesi del Sud in testa. Dunque, nessuna allocazione proporzionata alla quota di partecipazione che ogni Stato detiene all’interno della Banca centrale europea (Bce). Il finanziere si è detto «particolarmente preoccupato per l’Italia», che «era solita essere lo Stato più filo-europeo», prima di essere «maltrattata da Ue e Germania». Poi, punta il dito contro i Paesi Bassi, ponendoli di fronte a una scelta: «Continuare a opporsi alle Consol e accettare un raddoppio del budget, oppure convertirsi in entusiasti sostenitori delle Consol e, in caso di successo, aumentare il contributo olandese al budget solo del 5%».

Perpetual bond Soros

Amsterdam, d’altronde, non è in vena di regali: dopo il “no” secco ai Coronabond, si è mostrata critica anche verso la recente proposta di Francia e Germania di un Recovery Fund sotto forma di finanziamenti a fondo perduto. Cioè, nessuna restituzione della somma, solo il pagamento dei tassi d’interesse. Un’ipotesi assurda per gli olandesi, e in generale per i Paesi del Nord, che preferiscono un fondo di emergenza di due anni per facilitare «la ripresa economica e la resilienza dei settori sanitari». Il tutto attraverso «prestiti a condizioni favorevoli» senza «alcuna mutualizzazione del debito». E se l’Europa non sa ancora dove prendere i mille miliardi di euro che, secondo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, serviranno a contrastare la pandemia, il finanziere ungherese non ha dubbi: «Il Fondo europeo per la ripresa è urgente. Finanziarlo con bond perpetui è il modo più facile, veloce ed economico per favorirne la creazione».

Secondo Nicoli, «Soros, Germania e Francia dicono in parte la stessa cosa: non ha senso raccogliere fondi per far fronte a un’emergenza come quella della pandemia per poi distribuirli con un criterio che con la pandemia non ha nulla a che fare. Il capitale raccolto va utilizzato in quei Paesi dove la crisi si sente di più. Nell’accordo tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron questo elemento emerge chiaramente. Se c’è una divergenza non è tanto su dove andranno le risorse, ma sul come verrà ridistribuito il costo di questa raccolta di capitale sui mercati finanziari. Nell’approccio di Soros il tipo di debito emesso è permanente, quindi gli Stati non dovranno mai ripagarlo se non attraverso una progressiva spesa per interessi, mentre la proposta franco-tedesca prevede nel lungo periodo una restituzione».

Ma quali Coronabond, la soluzione sono i Perpetual Bond

«I tedeschi non vogliono finanziare il Recovery Fund con un bond perpetuo», continua Galli. «Una volta arrivato a scadenza, il titolo deve essere restituito e gli investitori che lo hanno comprato rimborsati, cosicché il debito sparisca». La dichiarazione di Merkel e Macron, a suo dire, è «fantastica. È la prima volta che si parla di solidarietà, di un fondo che eviti a Stati troppo fragili d’indebitarsi troppo. Anche la proposta di Soros andrebbe benissimo, ma la Germania è contraria. Sono decenni ormai che nessuno Stato si indebita con dei bond perpetui. Il timore, specie se si tratta di un Paese non molto solido, è quello di pagare un tasso d’interesse troppo alto perché tutti i rischi sono in capo al risparmiatore e non più allo Stato. Per i tedeschi il perpetual debt è la quintessenza del debito. E nessuno, meno di loro, ama i debiti».

«Situazioni eccezionali richiedono misure eccezionali», ha ribadito George Soros. In gioco, la stessa «sopravvivenza della nostra civiltà». «Non so dirle se arriveremo ad avere dei bond perpetui, ma credo che i finanziamenti saranno comunque su orizzonti molto lunghi. Entro il 27 maggio la Commissione europea renderà pubbliche le proposte sul Recovery Fund e su come queste risorse verranno poi utilizzate», commenta Tabellini. Intanto, il finanziere fuggito dall’Ungheria comunista nel 1947 ha lanciato un chiaro segnale a Bruxelles: «Il Coronavirus si muove molto velocemente e in modi imprevedibili». È arrivato il momento di agire.