“L’arte è esperienza fisica, relazione e incontro. Noi del MAXXI speriamo di tornare alla normalità il prima possibile”. Bartolomeo Pietromarchi sorride quando gli chiedo se pensava ad una maggiore risposta di pubblico dopo la riapertura. “Ovviamente non ci aspettavamo un assalto di persone e infatti non c’è stato, ma io credo che sia importante dare un segnale di ripartenza”.
Il direttore del Dipartimento Arte del Museo nazionale delle arti del XXI secolo racconta la situazione della struttura a due settimane dalla ripartenza: “Giusto agire con le dovute cautele e nel rispetto delle misure di sicurezza. La nostra particolarità resta quella di avere degli spazi molto grandi, che ci danno un vantaggio rispetto ai musei dalla grande affluenza o a quelli che hanno ambienti più ristretti. L’ampiezza dell’architettura di Zaha Hadid ci facilita nell’evitare assembramenti”.
Oltre all’allestimento monografico sul designer milanese Gio Ponti, Pietromarchi sottolinea un’altra iniziativa del MAXXI: “Abbiamo riaperto il 2 giugno la mostra Real Italy, una nostra collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali che presenta le opere realizzate da 13 giovani artisti italiani”.
“Per continuare a lavorare con gli autori e promuovere un’idea di ‘rete’ tra musei e istituzioni, abbiamo pensato che rientrasse nella nostra missione quella di fare da raccordo tra queste differenti strutture. Riaprire con Real Italy, dopo il duro colpo subito dall’Italia a causa del virus, ha una valenza molto simbolica”. Una rinascita che parte dai giovani italiani, con la speranza che possa riprodursi nell’intero paese.
Infine una speranza per dopo l’estate: “Vorremmo tornare alle cifre di visitatore alle quali eravamo abituati prima del lockdown. L’arte prevede anche situazioni di assembramento e non-distanziamento sociale. Gradualmente, tutto questo deve essere ristabilito”.