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Esclusiva

Dicembre 10 2020
L’assalto degli atleti russi al tennis mondiale

Dopo gli anni di dominio assoluto nel circuito femminile, la Russia ora può contare su tre nuovi giovani talenti

La vittoria di Daniil Medvedev alle ultime Atp Finals di Londra, il torneo nel quale si sfidano i migliori otto tennisti al mondo, ha certificato ancora una volta che il 2020 è stato l’anno della rinascita del tennis russo.

Per la prima volta dall’edizione del 2000 la Russia è riuscita a schierare ben due giocatori: Andrey Rublev, Daniil Medvedev e se un tempo, gli atleti qualificati erano Marat Safin e Evgenij Kafel’nikov ora, dopo vent’ anni e dopo le vittorie in Coppa Davis del 2002 e del 2006, il movimento russo sta vivendo una nuova fase di espansione. Infatti, oggi nei primi venti giocatori al mondo ci sono ben tre tennisti che non superano i venticinque anni: Daniil Medvedev (numero 4), Andrey Rublev (numero 8) e Karen Khachanov (numero 20).

Si è iniziato a parlare di Medvedev nel 2019 dopo le sue vittorie nei Master 1000 di Cincinnati e Shangai e dopo la finale degli US Open persa in cinque set con Rafael Nadal. Quest’anno uno dei suoi risultati più importanti è stata la vittoria del prestigioso torneo di Parigi-Bercy, ma la continuità dimostrata nell’arco di tutta stagione sembra assicurare che il suo tennis si sia consolidato. Il russo è un giocatore strano, non è dotato di un fisico particolarmente strutturato e il suo gioco non è catalogabile. Il colpo migliore è il rovescio, ma le sue variazioni di gioco e il particolare modo di impattare la palla hanno fatto di lui uno dei tennisti più ostici con cui giocare. Oltre a questi aspetti tecnici, quello che lo ha fatto entrare nella top ten, è stata senza dubbio la sua forza mentale: a Medvedev piace provocare, non è mai alla ricerca del sostegno del pubblico e spesso risulta anche piuttosto antipatico. Basti pensare che l’argentino Diego Schwartzman – numero 9 al mondo – ha raccontato come i due non si salutino più a causa del comportamento non troppo corretto del russo dentro al campo. Poco importa a Medvedev. Un tempo era influenzabile e i suoi risultati ne hanno risentito parecchio, ma ora grazie a una rinnovata solidità mentale è riuscito a far tramutare i fischi del pubblico in applausi.

tennis russo
Daniil Medvedev

L’altro giocatore che sembra essere davvero sulla buona strada è Andrey Rublev. Lui è un tennista emblematico, difficile da capire e il suo sguardo, sempre così poco espressivo, non rappresenta di certo il suo modo di vedere il tennis. Ha un gioco fatto di accelerazioni improvvise e di potenti colpi che spesso risultano sorprendenti. Rublev lascia pochi punti di riferimento all’avversario e quello che lo differenzia da tutti i colleghi è la sua determinazione. In carriera ha giocato dieci finali del circuito ATP e ne ha conquistate ben sette, dimostrando nei momenti importanti non sbaglia quasi mai. Il suo percorso di crescita è ancora leggermente indietro rispetto a quello dell’amico Medvedev, l’impressione che si ha guardandolo è che gli manchi qualcosa soprattutto dal punto di vista fisico, ma in questo 2020 è riuscito comunque a conquistare tre titoli ATP 500, a raggiungere per due volte – Us Open e Roland Garros – i quarti di finale e ha addirittura eguagliato le trentanove vittorie del numero uno al mondo Novak Djokovic.

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Andrey Rublev

Chi sembra essere stato oscurato dall’esplosione di questi due giocatori è proprio Karen Khachanov. Nel luglio del 2019 occupava l’ottava posizione del ranking mondiale, ma in un solo anno è sceso fino alla ventesima. La sua formazione è avvenuta in gran parte in Spagna con una breve parentesi in Serbia e il circuito juniores ha rappresentato per lui il palcoscenico perfetto per fare il salto definitivo tra i professionisti. Grazie ai suoi 198 centimetri, il servizio è il suo colpo migliore, ma la sensazione che si ha guardandolo è che gli manchi ancora qualcosa. Karen è fragile e il suo tennis è ancora troppo “umorale”: alla costante ricerca di un equilibrio. Gli errori gratuiti non forzati sono ancora numerosi e la sua identità di gioco non è ben definita. L’età – ha solo 24 anni – è sicuramente un fattore che è dalla sua parte e anche la competizione con Medvedev e Rublev potrà sicuramente tornargli utile.

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Karen Khachanov

Da queste parti in realtà il tennis ha sempre occupato uno spazio importante, ma per avere un giocatore nella prima posizione del ranking mondiale si è dovuto aspettare fino al 1999. Ci è voluto Evgenij Kafel’nikov e oltre a lui, in campo maschile, non sono nati tanti atleti in grado di portare questa nazione a grandi successi internazionali. Ci sono stati senza dubbio Nikolaj Davydenko – ex numero 3 al mondo – che nei primi anni di carriera girava l’Europa in treno per mancanza di soldi e Michail Youzhny, espressione totale della genialità: rovescio a una mano straordinario e un tocco impressionante. Chi però ha davvero dominato il circuito è stato Marat Safin. Da molti è stato considerato come uno degli ennesimi talenti inespressi di questo sport, ma la realtà è più complicata di questa comoda etichetta. Ha concluso la sua carriera a soli 29 anni, un’età insolita nella quale di solito si è ancora nel pieno della maturazione, ma Marat era stanco. Il tennis è un mondo complesso, non è solo una questione fisica. In campo ci sono due menti che si scontrano e non si hanno società alle spalle o dirigenti che possono andare a parlare per te in conferenza stampa. Tu sei l’unico responsabile di quello che fai, nel bene e nel male. 

L'assalto degli atleti russi al tennis mondiale
Marat Safin

La storia del tennis odierno è legata a tre nomi: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Negli ultimi anni la maggior parte dei tornei è stato un affare privato tra di loro e il dominio di Roger e Rafa è stata la causa della mancata espansione del tennis russo in questi ultimi anni. Sia in campo maschile che in quello femminile per troppi anni non si sono intravisti atleti importanti, ma oggi qualcosa sembra essere cambiato. La Russia è al momento l’unica nazione al mondo ad aver due giocatori nella top ten mondiale e la competizione tra atleti della stessa nazione può giovare all’intero movimento sportivo. 

Il nuovo corso del tennis russo si è fatto attendere. C’è stato un tempo nel quale dopo anni di indiscusso dominio, soprattutto in campo femminile, questa nazione non è riuscita più a essere protagonista. È passato troppo tempo dagli anni Duemila e soprattutto da quel 2004, dove nei quattro tornei del Grande Slam femminile, ben tre tenniste vinsero il titolo: Anastasija Myskina, Svetlana Kuznetsova e Maria Sharapova.

Parlare di rinascita del tennis russo è un’azione piuttosto ambiziosa, ma nel circuito maschile si è di fronte a qualcosa di simile. I giocatori che hanno dominato gli ultimi anni continuano a collezionare successi, ma ora è nato un folto gruppo di giovani tennisti piuttosto interessanti. Nelle prime dieci posizioni ci sono ben cinque giocatori con meno di 25 anni (Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Rublev e Berrettini) e due di questi sono russi. La sensazione è che sia ancora presto per capire quali siano i loro orizzonti, ma la cosa certa è che la Russia sembra essere la nazione che meglio si è armata per provare a interrompere il dominio Federer-Nadal. L’eterogeneità del tennis di Medvedev, Rublev e Khachanov, ognuno con le proprie caratteristiche, ha posto le basi per un nuovo ciclo che potrà contare su tre giovani atleti che, ognuno a proprio modo, vogliono far parlare di sé.