In una Roma in cui i servizi essenziali sono in crisi c’è di fatto una sola certezza: i fiorai. Stacanovisti, aperti sette giorni su sette, giorno e notte, attorno ai venditori di fiori girano leggende che alimentano curiosità e dubbi. Sì perché tra i romani c’è chi, bonariamente, si convince che vendano davvero fiori ai romantici notturni e chi invece, abbassando la voce, conferma l’ipotesi più plausibile: lo spaccio.
In viale Regina Margherita c’è Faruk, thailandese. Ha poco meno di 30 anni e non sa una parola di italiano. Sta mangiando con il sottofondo di una musica araba, sembra felice. Impossibile capire da lui alcuna informazione e alle mie domande risponde sempre indicandomi la strada per Termini. È quasi l’una di notte e dopo un saluto sincero riprende la sua cena. Non sono l’unico però a interrompere il suo pasto perché, due minuti dopo il nostro addio, arriva un uomo. Italiano, pelato e ben coperto. Sembra aver confidenza con il ragazzo, il quale si mette a parlare sicuramente non in arabo.
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In piazza Verbano, a due passi da Villa Ada, c’è invece Emilio. Romano sulla sessantina non ha aiuti quella notte, ma non sembra preoccupato. «Questo è il mio primo giorno di lavoro, non posso aiutarti» afferma in modo burbero cercando di sembrare indaffarato. È titubante e alla fine riesce a solo a confermare una delle spiegazioni più conosciute: il poco spazio.
Anche Massimo di corso Trieste conferma questa tesi. Il baracchino di fronte al liceo Giulio Cesare è infatti grande 3 metri quadri ma è circondato da una folta boscaglia di piante. Anche lui come la maggior parte dei fiorai non è italiano, viene dall’Egitto e ha il viso gentile. Forse non vedrà anima viva per le prossime 10 ore e un passante curioso può essere un buon diversivo alla noia. Ha due figli che vivono ancora vicino alle rive del Nilo in un paese dal nome complicatissimo. Dopo aver preso confidenza, mi confida quanto prende come stipendio notturno: 40 euro. Attacca alle 21 e finisce il proprio turno alle 9, arrivando così alla somma di 3,07 euro l’ora. Facendo però semplici conti, le notti aperte vengono quindi a costare al titolare circa 1.120 euro al mese. Possibile che non ci siano in tutta la capitale magazzini meno cari? La risposta è sì e basta una rapida occhiata su internet per poterne trovare di economici.
In questa vicenda contorta e fatta di silenzi sono stati i Carabinieri di Prima Porta a fornire una svolta chiave. A giugno 2021 infatti i militari hanno portato a termine un’operazione, denominata Cleopatra, che ha portato all’arresto di 22 persone, compresi tre agenti di polizia. Le persone fermate, la maggior parte di origine egiziana, utilizzavano i fiorai di via Flaminia come drive in della droga. Il cliente accostava e prendeva la sostanza stupefacente dall’interno di un vaso. Gli investigatori hanno portato alla luce un giro d’affari che toccava i 20 mila euro al giorno con picchi maggiori durante il fine settimana.
Quella dei fiorai rimane un storia avvolta nel mistero che sembra però non toccare la vita degli abitanti della capitale. D’altronde così le notti sono più colorate e il profumo di fiori, in una Roma piena di rifiuti, è ben gradito.
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