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Esclusiva

Agosto 1 2022
No, i vaccini anti Covid-19 a mRNA non accelerano la progressione dei tumori

Sul sito mag24.cloud, un articolo scritto per il blog di Nicola Porro riporta uno studio che dimostrerebbe l’esistenza di un legame tra la somministrazione dei vaccini Pfizer e Moderna e l’avanzamento dei tumori, ma si tratta di disinformazione

Notizia: Dai dati ufficiali emerge il sospetto di un legame fra i vaccini anti-Covid a mRna e una accelerazione della progressione dei tumori

Fonte: Vaccini, dai dati ufficiali emergono nuovi allucinanti effetti avversi: emerge il sospetto di un legame fra i vaccini anti-Covid a mRna e una accelerazione della progressione dei tumori, su mag24.cloud, 14 luglio 2022

La notizia riportata

«Soppressione dell’immunità innata», «disregolazione del sistema naturale per la prevenzione del cancro», «conseguenze infiammatorie potenzialmente gravi» sarebbero gli effetti avversi principali dei vaccini anti-Covid a mRNA. A sostenerlo è l’articolo scientifico, pubblicato dalla rivista Food and Chemical Toxicology e riportato dal sito mag24.cloud, che si intitola Innate immune suppression by Sars-CoV-2 mRna vaccinations: The role of G-quadruplexes, exosomes, and MicroRnas (a cura di Stephanie Seneff, Greg Nigh, Anthony M. Kyriakopoulos e Peter A. McCullough).

Sulla base di questo studio, nella notizia riportata si tenta di dimostrare che la somministrazione dei vaccini abbia delle gravi conseguenze nel breve e nel lungo periodo.

I vaccini anti-Covid a mRNA, con la loro risposta immunitaria «molto diversa da quella a un’infezione da Sars-CoV-2», potrebbero scatenare nell’uomo un «profondo disturbo nel controllo regolatorio della sintesi proteica e nella sorveglianza del cancro», avendo potenzialmente «un nesso causale con malattie neurodegenerative, miocardite, trombocitopenia immunitaria, paralisi, malattie del fegato, ridotta immunità adattativa, ridotta risposta al danno del Dna e tumorigenesi».

Stando sempre a quanto emerge dalla ricerca cui si fa riferimento, i vaccini anti-Covid potrebbero anche interferire con i meccanismi di riparazione dei danni nel DNA, un accumulo dei quali «può portare allo sviluppo (e/o alla progressione) di tumori».

A sostegno di questa correlazione tra tumori e vaccini, alla fine dell’articolo si riportano dei dati tratti dal Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), il portale statunitense a libero accesso che, in collaborazione con il CDC (Center for Disease Control and Prevention) e l’FDA (Food and Drug Administration), monitora la sicurezza dei vaccini attraverso le segnalazioni di eventi avversi da parte dei cittadini.

L’analisi dei dati viene effettuata seguendo due approcci diversi. Per prima cosa, si riassume in una tabella il conteggio di quante volte parole chiave legate al cancro siano apparse in relazione ai vaccini anti-Covid: su 1535 occorrenze, 1474 voci sono ad essi collegati, rappresentando il 96% del totale. Invece, in una seconda tabella, si calcola con la stessa metodologia che nel 97,3% dei casi (534 su 549), i termini legati alla presenza di tumori in organi specifici sono connessi al vaccino anti-Covid.

Con questa interpretazione dei dati VAERS, l’articolo cerca di dimostrare che l’insorgenza e/o la progressione del cancro sia un evento avverso legato alla somministrazione dei vaccini anti-Covid. «Dato che percentuali simili si riscontrano per miocarditi e altri effetti sicuramente correlati ai vaccini anti-Covid, si tratta di un segnale tanto chiaro quanto pessimo».

Il debunking della notizia

Prima ancora di entrare nel merito dello studio riportato, l’articolo si apre con un riferimento a Giovanni Frajese – medico sospeso perché non vaccinato – e alla ricerca svedese che, secondo lui, dimostrerebbe come i vaccini anti-Covid alterino il DNA umano. La ricerca citata, però, è stata mal interpretata dagli ambienti No-vax, innanzitutto perché condotta in vitro su cellule cancerogene del fegato che niente hanno a che fare con le cellule di un organismo sano, e, poi, perché in nessun punto dimostra che il DNA retro-trascritto entri nel nucleo della cellula o venga integrato nel suo genoma.

Quanto allo studio apparso su Food and Chemical Toxicology, l’autrice principale, Stephanie Seneff, è un’ingegnera elettronica che dal 2011 pubblica studi controversi in ambito biologico, incolpando vaccini e OGM per l’insorgere di autismo e celiachia. Gregh Nigh, invece, risulta essere un naturopata laureato in Inglese e Scienze umanistiche all’Università dell’Ariziona, mentre Peter McCullough è un cardiologo noto per le sue posizioni No-vax e la sua approvazione dell’ivermectina come cura contro il Covid. Ad esclusione di Anthony Kyriakopoulos, microbiologo, nessuno degli autori sembrerebbe qualificato per produrre uno studio sui vaccini anti-Covid e i suoi danni collaterali, per di più apparso in maniera sospetta su una rivista che non tratta di vaccini, immunologia o virologia.

Fin dalla sua prima apparizione come preprint (versione del documento che precede la revisione tra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica) lo scorso aprile, lo studio ha ricevuto numerose critiche e richieste di essere rimosso. Jeffrey S. Morris, data scientist e professore di biostatistica all’Università della Pennsylvania, in un thread su Twitter ha analizzato quanto siano «quasi del tutto speculativi» i legami tra i meccanismi biologici evidenziati da Seneff et al. e i vaccini a mRNA.

Non c’è, infatti, alcuna prova che confermi una delle tesi principali dello studio, quella secondo cui i vaccini anti-Covid a mRNA hanno un impatto soppressivo sull’immunità innata. Il lavoro di Ivanova et al., riportato a sostegno della diversa risposta immunitaria che i vaccini causerebbero rispetto a un’infezione da Sars-Cov-2, a detta di uno degli autori, Sergei B. Koralov, è stato mal interpretato da Seneff et al. «Abbiamo osservato livelli più elevati di segnalazione dell’interferone nelle cellule di pazienti con malattia COVID-19 rispetto agli adulti che hanno ricevuto i vaccini mRNA. L’articolo che cita il nostro lavoro interpreta erroneamente la mancanza di infiammazione come se si trattasse di “soppressione attiva”».

Non ci sono prove neanche del legame tra vaccini anti-Covid a mRNA e «la menomazione dei meccanismi di riparazione del Dna da parte della proteina spike del Sars-CoV-2», che porterebbe allo sviluppo o alla progressione di tumori. Lo studio di Jiang e Mei che, secondo Seneff et al., dimostrerebbe questo legame è stato ritirato dalla rivista Viruses su cui era apparso, perché «l’affidabilità dei risultati e delle conclusioni presentate è stata compromessa. Le affermazioni sull’effetto della proteina spike sull’immunità adattativa sono fuorvianti poiché in questo articolo non sono stati eseguiti esperimenti relativi all’immunità adattativa e il vaccino a lunghezza intera a base di spike non è stato studiato. Pertanto, le conclusioni relative alla sicurezza del vaccino non sono convalidate e mancano di supporto sperimentale».

Altro punto controverso è quello legato all’analisi dei dati VAERS, sistema di segnalazione che l’articolo comparso su Mag24 descrive riportando la definizione ufficiale del sito del CDCil VAERS è “un primo sistema di avviso nazionale per rilevare possibili problemi di sicurezza con vaccini aventi licenza negli Usa”. Secondo i CDC, che riconoscono come gli eventi avversi segnalati al VAERS rappresentino “solo una piccola frazione degli eventi avversi effettivi”, esso è “particolarmente utile per il rilevamento di modelli insoliti o imprevisti di segnalazione di eventi avversi che potrebbero indicare un possibile problema di sicurezza con un vaccino”»).

A questa definizione, però, manca una parte fondamentale: «in quanto sistema di allerta precoce, VAERS non può dimostrare che un vaccino abbia causato un problema. In particolare, una segnalazione al VAERS non significa che un vaccino abbia causato un evento avverso». Un passaggio che non sembra esser stato preso in considerazione dagli autori dello studio. Ogni loro analisi dei dati VAERS dà per certo il nesso causale tra il vaccino anti-Covid e l’evento avverso che viene segnalato, pur non essendoci una verifica preventiva delle segnalazioni, che possono esser fatte indistintamente da qualunque cittadino.

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