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Esclusiva

Dicembre 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 13 2023
La politica riesce a dividersi

Le reazioni della maggioranza e dell’opposizione dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin

«Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione, in ogni ambito, in ogni circostanza, in ogni dimensione». Queste le parole che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dedicato a Giulia Cecchettin durante la cerimonia al Quirinale del centenario della Stella al merito del lavoro, mentre a Padova si svolgevano i funerali della ragazza.

Il femminicidio di Giulia ha scosso l’opinione pubblica e la politica in Italia e in Europa. A Strasburgo il 21 novembre scorso, la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, parlando all’Eurocamera ha ricordato Giulia e ha chiesto di «porre fine alla cecità istituzionale sui femminicidi con un quadro di protezione adeguato e più condanne per gli assalitori».

Il governo

La maggioranza di governo in Italia preme per un rafforzamento del quadro repressivo, in linea con la politica di sicurezza dell’esecutivo. Il ministro dei Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, ha precisato che i lavori per l’approvazione del ddl Roccella – che tra le altre cose prevede un inasprimento delle pene – sono stati accelerati per dare un «messaggio forte da parte di governo e parlamento per Giulia e per tutte le altre donne».

Matteo Salvini, il ministro dei Trasporti, ha persino proposto su X «castrazione chimica e carcere a vita per stupratori e assassini» come soluzione della Lega per evitare altri femminicidi. In quell’occasione, il ministro ha anche dubitato della colpevolezza di Filippo Turetta, suscitando la risposta della sorella di Giulia, Elena Cecchettin e la seguente riformulazione di Salvini: «La colpevolezza di Filippo è evidente»

Qualche ora dopo il ritrovamento del corpo di Giulia, lo scorso 18 novembre, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato: «Il ritrovamento del corpo senza vita di Giulia è una notizia straziante» e la sera precedente al 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, la presidente ha organizzato un presidio davanti a Palazzo Chigi, con la presenza dei ministri Roccella e Abodi, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’utilizzo del numero antiviolenza 1522 (Meloni non ha comunque partecipato alla manifestazione nazionale di “Non una di meno”).

Anche i presidenti di Camera e Senato si sono sentiti in dovere di ricordare Giulia dopo la scoperta della morte. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dedicato a Giulia la seduta della commissione d’inchiesta sul femminicidio del 7 dicembre. Ma non tutte le azioni dei partiti della maggioranza si sono limitate al cordoglio.

Le polemiche

Il consigliere leghista del Veneto, Stefano Valdegamberi, ha criticato Elena per le sue dichiarazioni durante la trasmissione Diritto e Rovescio su Rete 4: «Non solo non mi hanno convinto per la freddezza e apaticità di fronte a una tragedia così grande ma mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i magistrati valutino attentamente». Secondo il consigliere le dichiarazioni di Elena erano un «tentativo di quasi giustificare l’omicida dando la responsabilità alla società patriarcale». Valdegamberi si è scagliato anche contro i disegni sulla felpa della ragazza, definendoli «simboli satanici». «Società patriarcale?? Cultura dello stupro?? Qui c’è dell’altro? – ha detto il consigliere – basta andare a vedere i social di Elena e i dubbi diventano certezze».

Luca Zaia, il governatore leghista del Veneto ha preso le distanze dal consigliere, ma nel partito Valdegamberi non è il solo ad esprimere un’opinione simile. «Qualcuno dovrebbe spiegare perché Elena, per proferire il suo discorso impregnato di ideologia si è presentata in mondovisione con una felpa della Thrasher che richiama il mondo dell’occulto e del satanismo» ha detto Matteo Montevecchi, consigliere in Emilia-Romagna della Lega.

Educazione affettiva

Dal fronte dell’opposizione, la reazione principale al femminicidio di Giulia è stata quella di evidenziare l’importanza dell’educazione nelle scuole per arginare il fenomeno della violenza e per la prima volta c’è un segnale di minima apertura della maggioranza sul tema.

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha presentato un piano «facoltativo» di educazione affettiva nelle ore extracurriculari per le scuole secondarie di secondo grado. Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva l’ha rivendicata come «una vittoria politica delle opposizioni», anche se il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha precisato: «Non siamo favorevoli a cose strane fatte da drag queen nelle scuole».

La telefonata

«Almeno sul contrasto alla mattanza lasciamo da parte lo scontro politico». Questo l’appello della segretaria del Pd Elly Schlein, che in una telefonata con la premier Meloni ha proposto una collaborazione di tutte le forze politiche contro la violenza sulle donne. Il segnale è chiaro: il tema dei femminicidi deve essere una priorità su cui fare fronte comune.

Nonostante il colloquio telefonico che ha aperto la strada all’approvazione in Senato del ddl Roccella, Schlein ritiene che le proposte di Valditara non siano ancora abbastanza. I punti su cui rimane distanza sono due: l’educazione affettiva, che i dem vorrebbero obbligatoria in tutti i cicli scolastici, e i finanziamenti ai centri antiviolenza, giudicati insufficienti. «Per il momento abbiamo ottenuto una prima apertura sulla formazione, ma mancano investimenti adeguati», ha dichiarato la segretaria dem.

Dal dialogo diretto tra Schlein e Meloni rimane escluso il secondo partito dell’opposizione, ma il leader 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha assicurato che il movimento è «assolutamente disponibile» a collaborare con l’esecutivo per un pacchetto di misure sul contrasto alla violenza di genere. Le principali proposte del M5s per rafforzare l’azione del governo sono: sostegno psicologico fisso nelle scuole e innalzamento della soglia massima del reddito di libertà per le donne vittime di abusi, dal tetto di 400 euro attualmente previsto a una cifra di 1200 euro.

Le divisioni

Riccardo Magi, segretario di +Europa, insiste sull’importanza dei centri antiviolenza. «La violenza di genere è un problema che riguarda prima di tutto gli uomini» ha affermato Magi, ricordando la proposta del suo partito per introdurre nelle scuole un programma di educazione sessuale e affettiva obbligatorio. Perplessità invece sulle soluzioni di carattere strettamente giuridico: «abbiamo dei dubbi che l’inasprimento delle pene possa servire a qualcosa».

Da Italia Viva arrivano critiche alla posizione della senatrice del Pd, Valeria Valente, secondo cui «ogni uomo deve sentirsi responsabile». Nel suo intervento in aula del 22 novembre, il leader del partito Matteo Renzi ha replicato: «l’idea che tutti gli uomini sono responsabili non mi convince. Sono uomini il papà di Giulia e anche Emanuele, il bambino che ha scritto su un biglietto «prometto di non essere mai come Filippo». In merito al patriarcato, evocato in diversi suoi interventi anche da Elly Schlein, Renzi si dichiara dubbioso e sostiene la necessità di concentrarsi sull’educazione: «La cultura patriarcale in questo paese ha segnato la storia. Ora credo che il vero dramma sia l’eclissi del padre. La grande questione è quella educativa che ci riguarda tutti, nessuno escluso».

Le piazze

Un altro fronte su cui l’unità delle opposizioni si infrange è quello della partecipazione ai cortei in programma per il 25 novembre.

La polemica più accesa riguarda il corteo organizzato a Roma dall’associazione “Non una di meno”. Il gruppo femminista è stato accusato di mischiare le istanze sulla violenza di genere con prese di posizione controverse sulla guerra tra Israele e Hamas. Schlein, unica leader politica presente all’evento romano, si è così difesa: «Il Pd ha sempre partecipato e non ha alcun imbarazzo perché ha una posizione chiara sul conflitto nel Medio Oriente: chiediamo il cessate il fuoco umanitario e di liberare gli ostaggi senza condizioni. Nessuna ambiguità».

Tra i più critici nei confronti della manifestazione c’è Carlo Calenda. Il segretario di Azione ha affidato ai social la sua commozione per la scomparsa di Giulia e ha annunciato cortei indipendenti in tutta Italia, ma sull’evento organizzato a Roma è inflessibile. «Questa è la piattaforma di un collettivo di estrema sinistra antisraeliano e filo Hamas» – ha scritto Calenda su Facebook – «strumentalizzare così un grande moto spontaneo di solidarietà e vicinanza alla causa femminista, non è giusto e non è corretto». Anche Renzi, letto il manifesto, ha deciso di non scendere in piazza con “Non una di meno”.

Si è mantenuto a distanza da questa polemica Giuseppe Conte, che il 25 novembre ha partecipato «in punta di piedi» a una manifestazione a Perugia. «Noi politici dobbiamo essere protagonisti nell’impegno quotidiano, ma non in questi momenti», ha affermato il leader del M5s in un’intervista ad Accordi e disaccordi, trasmissione condotta da Andrea Scanzi e Luca Sommi in onda ogni venerdì su Nove.

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