Esclusiva

Dicembre 31 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 1 2024
Il discorso di fine anno di Mattarella contro la violenza

«Care concittadine e cari concittadini, questa sera ci stiamo preparando a festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Nella consueta speranza che si aprano giorni positivi e rassicuranti»

«Non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia e nel mondo». Una delle prime frasi del messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un preludio che ci rende subito partecipi di ciò che verrà detto dal Palazzo del Quirinale.

Un discorso che vede da subito protagonista l’attenzione rivolta alle violenze alla quale ci siamo abituati nell’ultimo anno, negli Stati, nella società, nelle strade e nelle scene di vita quotidiana. Prima di tutto la violenza delle guerre in corso, con il conflitto in Ucraina, invasa dalla Russia, ma anche dal feroce attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e la conseguente reazione del governo israeliano che genera migliaia di vittime civili tra donne e bambini oltre vittime militari. «La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti». È un invito a non abituarci a questi orrori, a queste atrocità, a combattere attivamente contro queste perché la guerra nasce dalla mentalità che si coltiva ogni giorno, dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano. «È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace».

A questo punto Sergio Mattarella, raccontandoci come coltivare la cultura della pace, attraverso i giovani, i gesti della vita di tutti i giorni e al linguaggio che si adopera, volge l’attenzione alle violenze nella vita quotidiana, anche nel nostro paese, come nel caso della violenza sulle donne, dove il Presidente si rivolge direttamente ai giovani «l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità». Viene trattato l’argomento della violenza verbale, soprattutto nella rete, della rabbia crescente che viene coltivata nelle periferie sintomo dell’indifferenza e del senso di abbandono. Viene condannata l’abitudine di cercare nemici alla quale vengono addossate accuse, spesso gravi e infondate.

Tutte problematiche, quelle della guerra e della violenza che dilaga nel mondo, che aggravano le difficoltà nell’occuparci di situazioni e problemi impellenti come le necessità delle famiglie, il lavoro che manca, le differenze di retribuzione o le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie.

Ci troviamo in un modo in cui i giovani si sentono fuori posto. Situazione gravissima vista la necessità che abbiamo delle nuove generazioni in questa società dinamica e inarrestabile. È fondamentale ascoltare chiunque, gli anziani, i giovani, chi vive in condizioni di estrema vulnerabilità in questa società pervasa dalla “cultura dello scarto”, «così efficacemente definita da Papa Francesco. A cui rivolgo un saluto e gli auguri più grandi».

Il presidente tratta anche di intelligenza artificiale «Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona, e nella sua dignità, il pilastro irrinunziabile».

A conclusione del suo discorso Sergio Mattarella ringrazia tutti coloro che hanno partecipato all’unità della Repubblica, in particolare la gente di Cutro, i ragazzi di tutta Italia che hanno aiutato a spalare il fango dopo le alluvioni, i ragazzi affetti da autismo che lavorano con entusiasmo presso Pizza aut, alle migliaia di donne radunate contro la violenza o alle persone in divisa che ogni giorno svolgono il proprio mestiere.

 Il discorso termina con un caloroso buon anno a tutti.