Esclusiva

Maggio 5 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 15 2025
Città, il viaggio di Bernardo Valli

“Città. Luoghi, abitanti, storie” è molto più di una raccolta di reportage: è un viaggio nelle città del mondo attraverso lo sguardo di uno dei più grandi inviati del giornalismo

«Come in una Vienna del Medio Oriente, la capitale del Libano era un tempo città aperta ai traffici e al bel mondo. All’Hotel Saint Georges si poteva incontrare Kim Philby, la spia passata ai sovietici, intento a corteggiare la moglie di un agente della CIA. Oggi quel mondo non c’è più, distrutto da una guerra interminabile, un’apocalisse che a tratti diventa farsa». — Bernardo Valli, La Repubblica, 22 maggio 1994

Una fotografia incisa nella pagina. In poche righe c’è tutto quello che rende il giornalismo dello storico inviato di Repubblica Bernardo Valli così speciale: è lo “show, don’t tell”, come si dice in gergo giornalistico. Non spiega, mostra. Non dice cosa pensare, ti ci porta dentro. A Beirut, dentro un salotto che non esiste più, tra spie, whisky, segreti e guerra. In una frase, Valli apre una finestra su un mondo che non c’è più e che, grazie alla sua penna, possiamo ancora vedere.

È anche per questo che Città. Luoghi, abitanti, storie edito da Ventanas è più di una raccolta di articoli. È un libro che fonde il rigore del giornalismo con la letteratura, una mappa affettiva e storica delle città del mondo raccontate da uno dei più grandi inviati italiani.

Dagli anni Cinquanta a oggi, Bernardo Valli ha attraversato il mondo nelle vesti di un testimone, seguendo guerre, rivoluzioni, attese, ritorni. Ha raccontato città come Beirut, Gerusalemme, Mogadiscio, Pyongyang, Parigi, Hanoi non come semplici luoghi, ma entità vive, complesse, dolenti ma sempre affascinanti. Ogni città raccontata è una storia, e ogni storia un tentativo di dare senso a ciò che accade, di trasmetterlo per farlo entrare nella memoria. 

“Avventuriero disciplinato”, si è definito. Dai primi passi nella cronaca milanese nel 1955 fino agli anni al Giorno, al Corriere, a Repubblica (dove è rimasto fino al 2020), Valli ha incarnato un’idea alta e necessaria di giornalismo fatta consumando le suole delle scarpe con la sete di mondo e il rispetto per il mestiere.

In queste pagine vengono il lettore può vedere attraverso gli occhi di un inviato che ha visto tutto: le bombe, le stanze del potere, i crolli e le rinascite. Ma anche le sfumature, i silenzi, i dettagli che sfuggono. Occhi la cui capacità è quella di accontentarsi della superficie, ma che ascoltano, scavano e restituiscono. Occhi che portano anche oltre i confini più segreti del mondo, a Pyongyang, dove in una giornata di primavera del 1980, inviato per La Stampa, Valli sfilò accanto a Enrico Berlinguer e Giancarlo Pajetta davanti all’imponente macchina celebrativa di Kim Il Sung. Anche lì, Valli osservò con lucidità l’apparato scenico del regime, senza mai farsi sedurre dalla coreografia. Anche lì, nel cuore del potere più opaco del mondo, seppe cogliere le crepe dietro il marmo, restituendo l’assurdo senza caricatura, la verità dietro la messinscena.

È grazie alla raccolta di questi ricordi che il lavoro di Valli continua a far vedere anche a noi, oggi, lettori lontani nel tempo e nello spazio la storia. Attraverso le sue parole, le città riemergono, le guerre tornano ad avere un volto, e il passato ci parla con voce chiara, senza filtri né nostalgia.

Città è un libro che oltre a testimoniare il valore di un giornalismo fatto con rigore è la dichiarazione d’amore per il mondo e per il mestiere di raccontarlo. In un presente che sacrifica la complessità in nome della velocità, il lavoro di Bernardo Valli è una bussola su come il giornalismo possa ancora illuminare se ci si ferma ad osservare e capire.