Napoli si tinge del rosso del sangue, del nero del crimine e del giallo delle copertine dei romanzi dal 5 all’8 giugno. A villa Belvedere, una quattro giorni dedicata ai misteri con incontri con colazioni con gli autori e presentazioni di libri. La polizia scientifica spiega ai visitatori come analizzare la scena di un delitto, Giochi Uniti ha disposto dei tavoli per far provare giochi di società a tema, come Lettere da Whitechapel, ispirato agli omicidi di Jack lo Squartatore, e Uno Studio in Holmes Aps, l’associazione che raccoglie i massimi esperti italiani del detective inglese, ha analizzato la figura di Sherlock Holmes.
Il manifesto dell’evento ritrae Diabolik in piazza Plebiscito. Il direttore del festival Ciro Sabatino racconta che l’idea di avere il personaggio come immagine del festival è arrivata da Raffaele Mangano, autore di Non sono stato io (Nuvole di carta, 2024), un romanzo che indaga il mistero di Angelo Zarcone, disegnatore del primo numero del “re del terrore”, sparito dopo aver consegnato le tavole incomplete, senza dare spiegazioni e senza che nessuno fosse in grado di rintracciarlo. Si sono impegnati per avere un immagine del personaggio e «poi, improvvisamente, appare questo Diabolik meraviglioso con Napoli sullo sfondo e scopriamo che l’opera è di Lorenzo Ruggiero. A quel punto si è innescato un meccanismo di solidarietà e amicizia e siamo riusciti ad avere questa immagine».

Tra i vari ospiti che hanno presentato i loro lavori e raccontato i loro processi di scrittura, c’è Marcello Simoni, autore di thriller medievali, tra cui La taverna degli assassini (Newton Compton Editori, 2023), che rivela: «Tutti i personaggi dei miei libri hanno voglia di esplorare, la hanno in comune con me». Lo scrittore descrive il modo in cui inizia una nuova opera, documentandosi sul periodo e il luogo in cui intende ambientarla e «quando hai raccolto tutte le informazioni, devi costruire tu il resto della narrazione con la regola della verosimiglianza». Quando raggiunge la fine e deve dedicarsi a un nuovo progetto, ammette: «È un piccolo trauma. Quando finisci di scrivere in un universo narrativo e devi iniziare un altro è un po’ come traslocare, ecco perché spesso lavoro con le saghe, perché dà un senso di sicurezza a te e al lettore».
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La quarta edizione del Festival del Giallo raduna appassionati di storie con investigatori e crimini nel capoluogo partenopeo. Un evento il cui presidente è lo scrittore giallista Maurizio de Giovanni che ha chiuso la kermesse con lo spettacolo Nella mente dell’assassino.