Esclusiva

Giugno 23 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 24 2025
La grande inchiesta nel podcast di Zeta

Le liste d’attesa, la carenza dei medici di base, il numero chiuso all’università e il destino degli specializzandi. La nostra inchiesta nel mondo della medicina

È mattina presto, ti sei precipitato verso il centro analisi più vicino a prendere il ticket o sei corso dal tuo medico di base per un’emergenza: è una scena che si ripete ogni giorno per migliaia di persone. Quando parliamo di sanità, tocchiamo un tema quotidiano che vale il 6,2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) del paese. Nel podcast realizzato da ZetaLuiss siamo entrati dentro negli ospedali e nelle università per capire i problemi che gravitano attorno a questo mondo.

Puntata uno: Le liste di attesa, l’aborto e la carenza di medici

Nel 2023, il 7,6 per cento della popolazione italiana ha rinunciato a esami o visite mediche, quasi un punto percentuale in più (372 mila persone) rispetto all’anno precedente. Il nostro podcast è iniziato con un dato preso dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) che mostra come uno dei principali problemi del Sistema sanitario sia rappresentato dalle liste di attesa troppo lunghe. Per questo motivo, nel Centro Italia a rinunciare è l’8,8 per cento degli italiani, al Sud il 7,7 per cento, al Nord il 7,1.

Le principali problematiche, in base alle testimonianze raccolte e ai report consultati, sono la strumentazione inadeguata, le poche sale per gli esami diagnostici e la disorganizzazione delle prenotazioni. Ci sono casi in cui il problema non è rappresentato solo dalle liste d’attesa, ma anche dalla mancanza di trasparenza. Infatti, chi vuole praticare l’aborto potrebbe incontrare delle difficoltà nel conoscere le strutture dove poterlo fare e i medici obiettori di coscienza.

Un altro problema è quello della carenza dei medici, ma in Italia è arrivato un aiuto da 8 mila km di distanza, grazie alla “diplomazia medica” cubana: a Marzo 2020, durante la pandemia di Covid-19, sono giunti in Italia dottori e infermieri e nel nostro podcast abbiamo raccolto la testimonianza di uno di questi medici.

Puntata due: Carenza dei medici di base

L’intervento dei dottori cubani però non risolve il problema strutturale della mancanza dei medici di base: secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), tra il 2023 e il 2026 in 11.439 hanno compiuto o compiranno settant’anni, raggiungendo l’età massima per la pensione. E non saranno sostituiti perché questo tipo di professione non è più attrattiva per i giovani a causa dell’eccessiva quantità di lavoro, della burocrazia e della solitudine professionale.

Abbiamo raccolto la voce di una dottoressa di 74 anni che lavora in Calabria e ci racconta di essere l’unico medico di base per tre comuni.

Puntata tre: Numero chiuso

Dal 1987, gli aspiranti medici hanno dovuto fare un test per superare la selezione, ma dal prossimo anno accademico non sarà più così. Un decreto che stravolge l’accesso al corso di laurea di Medicina in Italia: non ci sarà più un test d’ingresso unico per gli aspiranti medici, ma un semestre filtro, in cui gli studenti potranno frequentare le lezioni e dovranno conseguire almeno 18 Crediti formativi universitari (Cfu), sostenendo esami in materie fondamentali come Biologia, Chimica e Fisica.

In pratica, gli studenti potranno iscriversi liberamente a Medicina, ma verranno messi alla prova dopo sei mesi con gli esami: chi entrerà nella graduatoria unica a livello nazionale potrà proseguire gli studi. Il tentativo di cambiare l’accesso a Medicina non ha trovato il consenso delle associazioni studentesche. Ne abbiamo parlato sia con alcuni professori che con i rappresentati degli studenti, come Sabrina Loparco dell’Unione degli Universitari.

Puntata quattro: Gli specializzandi

Il percorso per diventare dottori è molto lungo: terminata l’università, ogni anno circa diecimila laureati prima di entrare nel mondo del lavoro frequentano le Scuole di specializzazione. Ma le borse di studio (circa 1.600 euro mensili, a cui vanno sottratte le tasse universitarie) non possono essere considerate veri e propri stipendi, e soprattutto non c’è un adeguamento della borsa in base alla città in cui vivi. Nel 2024 alla prova scritta si sono presentati 14.000 candidati a fronte dei 15.000 posti disponibili e solo il 75 per cento delle borse è stato assegnato. Nelle scuole più ambite, c’è così tanta richiesta che i punteggi minimi per essere ammessi sono molto alti. Così in molte scuole non si riesce ad assegnare neanche il 15 per cento delle borse disponibili.

Tra le borse con pochi candidati, c’è quella di medicina d’emergenza urgenza, da cui escono i medici formati per i pronto soccorso. Chi sceglie questo percorso dovrà affrontare turni impossibili, stress continuo e – sempre più spesso – anche violenza. I medici di pronto soccorso rischiano grandi ripercussioni legali da parte dei pazienti.