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Esclusiva

Marzo 20 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 5 2021
«Tutto sotto controllo» e supermercati svuotati. L’epidemia vista da Mosca

In Russia i contagi da Covid-19 sono poche centinaia, cifre che sollevano dubbi. Il lungo silenzio di Putin, tra crisi di consenso personale e notizie false diffuse in Europa

Ora per il virus si muore anche in Russia. La notizia della morte di una 79enne, positiva al Covid-19 e deceduta in un ospedale di Mosca, squarcia il silenzio sulla diffusione dell’epidemia ai confini dell’Europa. Le autorità russe, che hanno confermato l’indiscrezione del Moscow Times, parlano di 200 casi accertati in 26 regioni e una sola vittima per il coronavirus. Un’ammissione che rende ancora più evidente l’anomalia della Russia, i cui numeri – insignificanti rispetto a quelli di Cina ed Europa – sollevano dubbi tra osservatori e dissidenti politici. Il tutto mentre Vladimir Putin ripete che la situazione è sotto controllo e le maggiori città del paese intensificano la risposta al virus.

Nonostante il Cremlino neghi l’ipotesi di uno stato d’emergenza, le misure contro l’epidemia adottate negli ultimi giorni stanno convincendo in molti che ci si debba preparare al peggio. Il sindaco di Mosca ha vietato tutte le manifestazioni all’aperto (e il pensiero va alle proteste politiche), mentre agli eventi al chiuso possono partecipare al massimo cinquanta persone. Il ministero dell’Istruzione ha disposto la chiusura delle scuole in tutta la Russia e ha raccomandato alle università di passare alla didattica telematica. Provvedimenti che vanno di pari passo alla chiusura delle frontiere: il governo ha vietato l’ingresso dei cittadini stranieri fino al 1 maggio.

Da quando il virus ha raggiunto l’Europa il Cremlino si è espresso poco sul tema. Pubblicamente Putin ha parlato del virus solo di sfuggita, accusando l’Occidente di diffondere «fake news per seminare il panico tra la popolazione». Soltanto mercoledì si è espresso in termini più chiari, chiedendo ai suoi concittadini di «non fare incetta» di beni di prima necessità perché la situazione è «sotto controllo». Un invito largamente inascoltato: da giorni i supermercati della capitale e di San Pietroburgo sono presi d’assalto dai consumatori. «La situazione sta sfuggendo di mano, un amico di Mosca mi dice che nei supermarket non si trova più il grano saraceno» racconta Francesca Paci, firma del quotidiano La Stampa.

Intanto le statistiche sul numero dei contagi sollevano molti interrogativi, con diverse voci critiche sui metodi utilizzati per diagnosticare il virus. La comunità scientifica ha denunciato la lentezza con cui vengono fatti i tamponi, lamentando come il protocollo dei test usati in Russia non sia stato pubblicato sul sito dell’Oms. Il dissidente Valerij Solovey ha parlato addirittura di 150 mila contagiati e 1600 morti, ma non ci sono prove di questa teoria. Sorprende invece l’ammissione di Alexei Kurinny, deputato della Duma e membro della commissione salute, secondo cui – a causa dei test molto lenti – «i numeri sono probabilmente più alti di quelli ufficiali».

«C’è il fondato sospetto che le autorità non vogliano pubblicizzare i veri numeri dell’epidemia – spiega Anna Zafesova, già corrispondente da Mosca per La Stampa – Questa emergenza arriva in una fase delicata, con una crisi economica che si salda a una crisi di consenso per Putin». Il 16 marzo la Corte costituzionale ha approvato nuovi emendamenti alla Costituzione, tra cui quello che consentirà al presidente di ricandidarsi nel 2024: una mossa che ha generato scontento persino tra i suoi sostenitori. «Tra un mese gli elettori saranno chiamati a votare su queste modifiche e per Putin è una scadenza fondamentale – ripete Zafesova – Da un lato non può sottovalutare il coronavirus, che rischia di far esplodere la sua crisi di consenso, e dall’altro non può rinviare il voto popolare, di cui ha un disperato bisogno».

Il lungo silenzio di Mosca ha radici soprattutto interne. Ma come va letto fuori dalla Russia? Qual è la strategia di Putin in un contesto in cui la Cina è protagonista, l’America in grave ritardo e l’Europa galleggia? Una possibile risposta viene da un rapporto del Servizio europeo per l’azione esterna, l’agenzia diplomatica dell’Unione europea. Il documento, pubblicato per uso interno ma che il Financial Times ha potuto leggere, sostiene che la Russia stia diffondendo notizie false sul coronavirus per diffondere «confusione e paura» in Europa e rendere più complicata la gestione dell’emergenza. Si tratterebbe di una campagna di disinformazione a cui partecipano sia i media statali russi che account fasulli sui principali social network.

Il rapporto cita almeno 80 casi di informazioni false diffuse negli ultimi due mesi da fonti legate al governo russo. Notizie dirette agli utenti dei maggiori paesi europei, dalla Francia alla Germania fino al Regno Unito, cercando di differenziare il messaggio a seconda del paese: se in Italia si amplificano le difficoltà del sistema sanitario nel gestire la crisi e la notizia dell’esistenza di un farmaco miracoloso contro il virus, in Spagna si diffondono storie che incolpano il capitalismo per l’epidemia e lodano la Russia per come l’ha contenuta. Una campagna, evidenzia il documento, «in linea con una più ampia strategia del Cremlino per sovvertire le società europee dall’interno, sfruttandone le vulnerabilità e le divisioni».

In un video che circola su WhatsApp si sostiene che l’Arbidol, un antivirale molto diffuso in Russia, sarebbe efficace contro il coronavirus. La notizia è priva di fondamento.

«Questo rapporto dell’Unione – spiega Anna Zafesova – presenta anche un aspetto curioso: nota come in questo caso, oltre a produrre fake news in proprio, i canali di disinformazione russi rilancino fake già apparsi da noi». A conferma di qualcosa che già sapevamo: il problema non è solo l’ingerenza della Russia nello spazio democratico occidentale, ma anche «il fatto che le democrazie sono colpite da una cospicua quota di troll locali; attori che a volte agiscono in alleanza con Mosca e a volte no. Purtroppo il problema è nostro, non basta bloccare i russi per liberarcene».