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Esclusiva

Dicembre 15 2021
«Libertà? Ce n’è di più a Mosca» parla la Direttrice del Centro Russo di Scienza e Cultura

L’intervista a Daria Pushkova, a capo dell’ente che da dieci anni si occupa di far conoscere il patrimonio culturale russo in Italia.

Per le scale di Palazzo Santacroce risuonano le note di un pianoforte. Alla mente arrivano immagini di balli a palazzo, di zar e principesse, della neve a San Pietroburgo. Siamo a Roma, dietro Largo Argentina, ma si ha subito la sensazione di essere trasportati fuori dall’Italia. In questa splendida residenza del sedicesimo secolo ha sede il Centro Russo di Scienza e Cultura, che svolge le sue attività in stretta collaborazione con l’Ambasciata della Federazione russa in Italia. Da dieci anni è un punto di riferimento per tutti coloro che amano la cultura russa. Il centro si occupa di organizzare corsi di lingua, convegni, concerti, proiezioni cinematografiche, viaggi e offrire borse di studio ai giovani italiani che vogliono recarsi in Russia per studiare la lingua o lavorare.

La sua direttrice, la dottoressa Daria Pushkova, sottolinea come questo tipo di enti riescano a essere fuori dalle dinamiche politiche dei singoli Paesi. Lo scopo degli istituti di cultura è quello di creare una base forte di rapporti tra gli Stati, partendo dal basso e coinvolgendo la società civile. La diplomazia culturale è un modo per tessere legami tra Paesi che non subiscono l’influenza delle variabili politiche. «La Russia ha un rapporto speciale con l’Italia, a prescindere dagli eventi politici. L’Italia è l’unico Paese della NATO o dell’UE che è legata con la Russia su tanti livelli: condividiamo l’amore per la storia, l’arte e il bello in generale.»

Il presidente americano Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin, durante il vertice della scorsa settimana, hanno scelto di rimettere al centro i rapporti diplomatici per risolvere la crisi ucraina. «Noi in qualità di istituti culturali possiamo aiutare i politici creando questi legami di amicizia e vicinanza. Contribuire a modo nostro, partendo dal basso.» Le istituzioni culturali italiane e russe, legate da importanti partnership, sono già molto unite tra loro. Il 2020/2022 ha rinforzato quest’unione con l’istituzione del biennio incrociato italo-russo dei musei. La dottoressa Pushkova svela che i nostri ministri si sono già incontrati più volte e che il programma è molto ricco. Al Centro si lavora anche per le iniziative in onore dei duecento anni dalla nascita di Dostoevskij, lo scrittore russo più amato.

La direttrice è consapevole di rappresentare un Paese complesso, dove c’è uno Stato forte. Ma dimostra la capacità di saper bilanciare e tenere uniti due universi culturali così diversi come quello occidentale e quello russo. Con un passato da giornalista alle spalle (prima a BBC e poi a Russia Today) e una grande dialettica, riesce a sviare la domanda sullo stato della libertà di espressione, in particolare sulla libertà di stampa, nel suo Paese. La Russia compare infatti tra gli ultimi posti del World Press Freedom Index (150esimo posto), la classifica sulla libertà di stampa stilata annualmente da Reporter Senza Frontiere. Secondo la Pushkova anche molti media europei sono vittime in maniera inconsapevole di limitazioni. «Esiste la politica editoriale, la proprietà della testata può avere le sue idee, mi sono sentita più limitata quando ero a Londra per BBC rispetto a quando lavoravo per la Tv russa. L’unico modo per vedere con i vostri occhi quanti pregiudizi l’occidente ha sulla Russia è venire nel nostro Paese, ad esempio tramite i nostri programmi.»