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Esclusiva

Aprile 18 2022
Cortocircuito tra finzione e realtà

L’Ucraina al cinema e in tv, da “Atlantis”, film che raccontava la guerra già tre anni fa, a “Servitore del popolo”, la serie con Zelensky

Mariupol, 2025. Una casa squarciata dalle bombe e un pianoforte distrutto accanto alle finestre divelte raccontano vite interrotte in un preciso momento, ormai disperso nel tempo.

È il cinema che anticipa la realtà, nel film di Valentyn Vasyanovych, Atlantis, presentato al Festival di Venezia nel 2019 e arrivato nelle sale italiane ad aprile 2022, a guerra inoltrata. Nessun attore professionista in scena, solo veri soldati, volontari e paramedici. Il protagonista, Andriy Rymaryk, ha combattuto in Donbass e adesso aiuta altri soldati come lui a reintegrarsi nella società. Per Vasyanovych interpreta il veterano Sergiy, silenzioso, traumatizzato ma ancora aggrappato alla sua ideale Ucraina, un Paese che in questo racconto quasi non esiste più. La Russia rimane sullo sfondo, nelle divise sui cadaveri riesumati, in fugaci dialoghi, nella distruzione tutta intorno. Forse la guerra è vinta, ma trascina dietro sé danni e sofferenze così profondi da non sembrare tale. Lascia attonito ogni sopravvissuto.

Atlantis, la città perduta

Mariupol diventa Atlantide, la città sepolta, come sono sepolte e interrate migliaia di corpi nel cimitero che Sergiy attraversa in una delle sequenze conclusive, quando porta l’ennesimo “difensore dell’Ucraina” trovato nelle fosse comuni. Il suo scopo non è più difendere la patria ma riportarla alla vita: gesto che compie in maniera simbolica guidando l’autocarro che trasporta acqua potabile per chi ancora è rimasto e resiste. Un’immagine che somiglia tanto, troppo, alle lunghe code di cittadini ucraini che in queste stesse settimane razionano acqua e benzina. Da ex combattente, che all’inizio non riesce a fare a meno dell’addestramento militare anche in tempo di pace, Sergiy diventa nel corso del film un ricostruttore della nazione e, per riconciliarsi con il passato, torna sui suoi passi di soldato, a recuperare insieme alla volontaria Katya (Liudmyla Bileka) i corpi di chi è caduto.

Dopo aver visto gli orrori di Bucha le immagini che prima appartenevano all’incubo distopico del regista assumono un peso diverso. Si concretizzano nella pelle, nelle ossa e nel sangue di chi in questa guerra è morto davvero e continua a morire. Il fiato si spezza e rimane solo il cortocircuito con una realtà che spaventa anche di più.

Al di là dello schermo: Zelensky “servitore del popolo”

Negli stessi giorni in cui Atlantis arriva nelle sale italiane, l’emittente televisiva La7 manda in onda, all’interno di uno speciale politico, la serie Servant of the People, in cui l’attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky interpreta un ingenuo, umile e onesto professore eletto a maggiore carica dello Stato.

Cortocircuito tra finzione e realtà
Zelensky in Servant of the People

La logica e la struttura della sit-com contribuiscono a rendere subito familiare, “vicino” e affidabile un personaggio che in Ucraina godeva già della fama di comico dissacrante. La serie tv in quattro anni (2015-2019) lo spoglia della sua carica satirica e inizia a costruire la figura dell’uomo comune che diventa eroe e rompe con il passato per difendere gli ideali e i valori dell’Ucraina. La continuità fra questo ruolo e quello che suo malgrado si è ritrovato a coprire durante l’assedio russo è tanto chiara quanto straniante. È di nuovo la realtà che oltrepassa i confini della finzione e rende tangibile la devozione di Zelensky alla salvezza dell’Ucraina, dallo schermo alla vera guerra, dalla spilla gialla e blu del tryzub alla mimetica militare.

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