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Esclusiva

Dicembre 7 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 9 2022
«Per il nemico l’inverno è parte del terrore, sopravviveremo»

Resistere, prendendosi cura l’uno dell’altro: il messaggio di Zelensky agli ucraini mentre la Russia continua a bombardare le infrastrutture energetiche.

Non c’è tregua, per la popolazione ucraina, dalla raffica di missili russi puntati sulle infrastrutture energetiche e civili. Gli ultimi raid di Mosca dello scorso lunedì hanno causato blackout in diverse zone dell’Ucraina oltre che problemi alla rete idrica nelle vicinanze della città di Odessa, nel sud del Paese. Almeno settanta i missili partiti da navi e aerei russi. Kiev dice di averne abbattuti sessanta. Si tratta dell’ottavo bombardamento contro le infrastrutture civili dall’inizio di ottobre. Il raid è avvenuto a distanza di poche ore da due esplosioni in due diversi aeroporti militari russi: quello di Ryazan, circa 200 chilometri a sud est di Mosca e quello di Engels, vicino Saratov, a 600 chilometri dal confine ucraino. Secondo Mosca l’attacco sarebbe stato portato avanti da Kiev attraverso l’utilizzo di droni, intercettati e abbattuti dai sistemi di difesa russi.

La particolarità degli attacchi consiste nel fatto che le esplosioni hanno colpito due basi molto distanti dal confine con l’Ucraina e dal fronte di guerra. Potrebbe essersi trattato della prima missione operativa dei droni ucraini in grado di volare per circa 1000 chilometri e trasportare testate di oltre 70 chilogrammi: a ottobre scorso, Ukroboronprom, la società statale ucraina che si occupa della produzione di armi aveva comunicato di essere al lavoro per la realizzazione di droni a lungo raggio. Se fosse effettivamente così, si tratterebbe di una novità importante nella guerra tra Ucraina e Russia: fino ad ora Kiev non aveva ancora colpito obiettivi russi particolarmente distanti dal proprio confine.

Un terzo drone ha attaccato invece un aeroporto nella regione russa di Kursk, al confine con l’Ucraina. Kiev non ha mai rivendicato le esplosioni ma secondo gli analisti sarebbe un’ulteriore testimonianza che le forze ucraine sono ora in grado di colpire il territorio russo in profondità. E questo ha già fatto scattare il livello di massima allerta a Mosca. Nel frattempo Putin si è fatto riprendere mentre guida un’auto sul ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia. Il ponte, lo scorso ottobre, era stato gravemente danneggiato da un’esplosione per la quale la Russia aveva accusato l’Ucraina.

«Per il nemico l'inverno è parte del terrore, sopravviveremo»

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Mentre continuano gli attacchi russi su Zaporizhzhia, gli impianti danneggiati dai missili di Mosca diventano sempre più difficili da riparare non solo perché martoriati dai ripetuti bombardamenti ma anche per via della carenza di pezzi di ricambio. La Nato sta inviando a Kiev generatori e trasformatori. Ancora una volta un altro colpo durissimo per una popolazione forte e dalla grande resilienza ma ormai decisamente provata da un conflitto che ancora non conosce fine e costretta a sopravvivere al buio, senza acqua e riscaldamento. Mentre a Kiev e nel resto dell’Ucraina le temperature scendono sotto i cinque gradi, la popolazione prova a resistere al freddo con i pochi e semplici mezzi a propria disposizione come coperte, stufe artigianali, sacchi a pelo e teloni di plastica con cui coprire i vetri delle finestre distrutti da bombe e missili. È ormai chiaro l’obiettivo di Vladimir Putin: portare gli ucraini allo stremo delle forze per premere sui negoziati con Kiev, alle proprie condizioni. Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha fatto sapere che Mosca non vede «prospettive per i colloqui di pace in Ucraina» e che la Russia «deve raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale e questo sarà fatto». Per Kiev la condizione principale alla base dei negoziati è il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. La Russia deve quindi ritirarsi da tutti i territori occupati.

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i russi stanno aspettando che le temperature crollino ancora di più, fino a meno dieci gradi, per sferrare il colpo più duro all’Ucraina. «Vogliono farci congelare», ha affermato Podolyak. Il grande freddo potrebbe inoltre causare un nuovo afflusso di profughi in Polonia. I rifugiati diventerebbero così, per Mosca, uno strumento attraverso il quale cercare di porre un freno al sostegno a Kiev da parte della Nato e degli Stati Uniti.

«Per il nemico l’inverno è parte del terrore, sopravviveremo». Così, in un video, il presidente Zelensky ha esortato la popolazione a resistere, prendendosi cura l’uno dell’altro. Il Financial Times lo ha eletto “persona dell’anno”: un riconoscimento ottenuto per la sua «straordinaria dimostrazione di leadership e forza d’animo».

I prossimi mesi saranno decisivi per le sorti della guerra in Ucraina e per un’apertura ai negoziati tra Kiev e Mosca. Al momento al centro dei piani di Mosca ci sono Bakhmut, nell’oblast di Donetsk e Mariupol, la città portuale, strategica anche per i collegamenti tra la Russia e la Crimea, dove il Cremlino starebbe costruendo una grande base militare, come emerge da alcune immagini satellitari rilanciate dalla BBC. Intanto, negli ultimi giorni, gli attacchi ordinati dal Cremlino non hanno risparmiato neanche il centro oncologico di Kherson. Nella città occupata dai russi e riconquistata da Kiev poco prima della metà di novembre prosegue l’evacuazione della popolazione in previsione di un intensificarsi delle ostilità tra l’esercito russo e quello ucraino. Ma con il freddo, la neve, le gelate, la pioggia e il fango, la guerra potrebbe conoscere una nuova fase in cui molto dipenderà dall’addestramento dei soldati e dall’equipaggiamento militare a disposizione. Combattere su terreni che possono rivelarsi complicati e in condizioni climatiche difficili potrebbe creare non pochi problemi ai soldati dell’esercito di Mosca, arruolati frettolosamente con la mobilitazione parziale ordinata da Putin lo scorso settembre e non adeguatamente addestrati. Un motivo per cui Mosca potrebbe porsi l’obiettivo di frenare l’avanzata di Kiev rafforzando la sua presenza militare nei territori ucraini occupati.

«Per il nemico l'inverno è parte del terrore, sopravviveremo»

Tante volte, nel corso della storia, l’inverno ha giocato un ruolo decisivo nello scontro tra due eserciti, caratterizzandosi come alleato o nemico. Il fango potrebbe intralciare i movimenti dei mezzi militari degli eserciti in guerra costringendo i militari ad abbandonare i veicoli. I soldati dovranno essere in grado di resistere a temperature che potrebbero scendere anche al di sotto dei 20 gradi: il Canada e altri paesi alleati hanno fornito all’Ucraina equipaggiamenti invernali e indumenti caldi. Le strade ricoperte di fango, ghiaccio o neve potrebbero impedire o ritardare i rifornimenti militari e svantaggiare le manovra rapide adottate sul campo. Per Kiev sarà quindi fondamentale cercare di anticipare le mosse dell’esercito di Mosca, disorientandolo.

La stagione invernale potrebbe caratterizzarsi come una fase di stallo tra i due eserciti oppure potrebbe rivelarsi fondamentale per una vittoria sul campo dell’Ucraina. Ned Price, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, nel corso di un breafing con la stampa ha dichiarato che gli Stati Uniti «vogliono la pace» e «non una pausa nel conflitto perché una pausa rischia di dare a Vladimir Putin la possibilità di fare rifornimenti di uomini e di armi». Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha spiegato che «quello che vediamo è che la Russia sta cercando di congelare la guerra per permettere alle proprie truppe di recuperare e lanciare poi una nuova e grande offensiva la prossima primavera».

«Per il nemico l'inverno è parte del terrore, sopravviveremo»

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