Esclusiva

Maggio 13 2025
Una libreria romana nascosta tra gli affreschi del ‘600

Piero Piperno – direttore di “Spazio Sette” – racconta il successo, le sfide e i segreti del suo bookshop

Tra Campo de’ Fiori e Largo di Torre Argentina, a Roma, si trova un edificio risalente al barocco romano: Palazzo Cavallerini Lazzaroni, costruito nel 1676 dall’architetto Giovanni Antonio De Rossi. Si sviluppa su tre piani, ma l’ultimo è quello che attira l’attenzione di tutti i visitatori e i turisti che entrano per dare un’occhiata. Infatti, alzando la testa, si viene subito rapiti dalla bellezza dei soffitti affrescati dai pittori Giacinto e Ludovico Gimignani.

Ma il luogo non è un museo, come verrebbe da pensare. E neanche una galleria d’arte. Si tratta di Spazio Sette, una libreria nata nel 2022, nel periodo post-pandemia. «Qui, fino al 2014, c’è stato un negozio iconico, specializzato in architettura, arredamento e design, che si chiamava proprio così. Era gestito da due architetti, poi venuti a mancare. Siccome tante persone lo ricordavano con affetto, abbiamo deciso di riprendere il nome per onorare questo posto meraviglioso. Spesso capita addirittura che entrino clienti dicendo: “Qui ho fatto la mia lista di nozze”», dice il direttore Piero Piperno.

Secondo lui, la storia, la struttura e le decorazioni dell’edificio seicentesco influenzano positivamente l’esperienza dei visitatori: «Faccio sempre una battuta: la cosa più difficile è stata dipingere gli affreschi! Ovviamente scherzo, erano già lì e sono molto belli. Per chi viene, poi, è una sorpresa: non abbiamo vetrine, siamo in un vicolo. Da fuori si vede solo una porticina verde, ma appena entri, ti si apre un altro mondo. Questo ci ha sicuramente aiutato, anche perché – lo so che è brutto da dire – ma l’interno è molto “instagrammabile”».

All’inizio, la sfida più grande è stata fidelizzare i clienti e farsi conoscere. Loro sono riusciti nell’intento grazie agli eventi che organizzano quasi tutti i giorni e alla gentilezza dello staff: «Il nostro vero punto di forza sono i librai: Chiara, Davide, Daniele, Donato e Alessandra. Molti tornano perché vogliono parlare con loro e per il rapporto personale che si viene a creare. Ovviamente ci sono anche alcuni che entrano, cercano da soli e va benissimo così, ma tanti apprezzano il contatto umano. Credo che il nostro successo stia proprio nel salutare le persone e nel consigliare bene», spiega Piperno.

Ci sono due settori in particolare in cui il bookshop è specializzato e offre un’ampia selezione agli amanti dei libri, proprio grazie alle conoscenze dei propri dipendenti: la narrativa asiatica e la saggistica. Hanno anche un reparto di fotografia, che è difficile da mantenere, perché i testi spesso arrivano dall’estero e sono molto costosi.

Un’altra mossa che ha contribuito ad attrarre nuovi volti è sicuramente la gatta Minerva: «Lei è la più grande operazione di marketing involontaria che abbiamo fatto. È entrata da noi il 6 gennaio 2023, il giorno della Befana. Abbiamo messo un annuncio, ma nessuno è venuto a reclamarla e da quel momento vive qui. È sempre stata buona, si fa accarezzare da tutti e non ha mai rovesciato un libro. È una presenza molto amata», afferma il direttore.

Quando gli viene chiesto cosa consiglierebbe a chi sogna di aprire e gestire una realtà del genere, lui risponde sorridendo: «Innanzitutto: compratevi delle buone scarpe! È un lavoro molto meno romantico di quanto si immagini. Si sta sempre in piedi. Poi il mio suggerimento è di seguire una formazione adeguata. C’è ancora il mito del libraio seduto a leggere: non è così. Ma se è davvero quello che si desidera, bisogna andare fino in fondo. È un mestiere bellissimo. Non ci si arricchisce a livello economico, ma a livello umano assolutamente sì».

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