Al contrario di quanto emerso nei giorni precedenti, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non sarà ai colloqui di pace previsti a Istanbul. Questa è la decisione in risposta all’assenza dell’omologo russo Vladimir Putin.
La delegazione del Cremlino sarà guidata da Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere del presidente russo. Con lui ci saranno anche il viceministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il capo della direzione principale dello Stato maggiore delle Forze armate Igor Kostyukov e il viceministro della Difesa Alexander Fomin. La delegazione ucraina sarà invece composta dal ministro degli Esteri Andreii Sybiha, dal ministro della Difesa Rustem Umerov, e dal capo ufficio della presidenza Andrij Yermak.«La mancanza di Putin è il segnale che la Russia vuole imporre le sue condizioni anche dal punto di vista formale, cerimoniale. Dimostra che la posizione di Mosca non deve mai esser messa in discussione, ma solo accettata nei loro termini e con le condizioni espresse dalla dirigenza del Cremlino. È un rifiuto di una seria volontà di compromesso», commenta il generale Vincenzo Camporini.
Questi negoziati potrebbero segnare i primi colloqui di pace diretti tra Kiev e Mosca dal 2022, l’anno in cui la Russia ha lanciato l’invasione su larga scala violando il diritto internazionale e l’indipendenza di uno Stato sovrano alle porte dell’Europa. Per Zelensky, l’assenza di Putin prova che la Russia non vuole fermare la guerra e non intende affrontare in modo serio la questione del cessate-il-fuoco. «Rappresenta un colpo definitivo alla speranza di una volontà comune a trovare un accomodamento a questa vicenda sciagurata», continua Camporini.
«Trump deve rendersi conto che Putin sta mentendo» ha aggiunto Zelensky, mentre il tycoon dice di aspettarsi «buoni risultati». Ai colloqui non ci sarà lui – impegnato in un tour economico-commerciale in Medio Oriente partito con il meeting alla corte del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman – ma il Segretario di Stato Marco Rubio, l’inviato speciale in Medio Oriente degli Stati Uniti Steve Witkoff e Keith Kellogg, l’inviato speciale di Washington in Ucraina.
Al tavolo dei negoziati, descritti dal Segretario della Nato Mark Rutte come «una finestra di opportunità sull’Ucraina», sarà presente anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: il bilaterale ad Ankara con Zelensky è stato confermato all’Ansa dall’Ambasciata di Kiev in Turchia. La sede designata è una Nazione che funge da attore regionale chiave, e che vanta il secondo maggior esercito dell’Alleanza Atlantica (Nato). «Erdogan sta facendo i suoi interessi, presentarsi e esser riconosciuto come mediatore fa accrescere il suo status e lo consacra come uno dei leader di cui bisogna tener conto per la gestione delle tante crisi in queste aree», sostiene l’ex Capo di Stato maggiore dell’aeronautica e della difesa.
In questa fase, l’Unione europea tenta di recuperare centralità, ma i dubbi sulla sua incisività difensivo-militare e la capacità di pressare Mosca non mancano: «L’Ue non ha gran voce in capitolo in questo momento, tendo a dare più credibilità alle iniziative condotte ai margini dell’Ue come quella dei 4/5 volenterosi che hanno capacità militari significative e uno standing internazionale ineccepibile», precisa il generale.
Mentre Putin attacca in maniera frontale l’Occidente e afferma che chi pianifica nuove sanzioni contro la Russia lo fa «a suo discapito» ed è un «deficiente», c’è il via libera dei 27 Paesi dell’Ue al diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino. La ratifica è attesa per il 20 maggio, in occasione del Consiglio Affari esteri dell’Ue. «Questo è un forte segnale che l’Ue rimane unita al fianco del popolo ucraino», ha commentato su X il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa.