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Esclusiva

Marzo 12 2022
Quell’abbraccio sul palco che va oltre la guerra

L’affetto tra la soprano ucraina e la mezzosoprano russa ha commosso il pubblico del San Carlo. Il racconto di Ekaterina Gubanova

Un gesto nato spontaneo, un messaggio che non poteva aspettare. «Volevamo fare qualcosa che valesse più delle semplici parole, ma non pensavamo che avrebbe avuto una eco così grande». Il 28 febbraio, la mezzosoprano russa Ekaterina Gubanova e la soprano ucraina Liudmyla Monastyrska si sono strette in un abbraccio oltre la guerra in Ucraina, sul palco del Teatro San Carlo di Napoli, durante i saluti finali dell’ultima replica di Aida. Sono passati appena quattro giorni dall’entrata delle truppe russe in Ucraina: i riflettori del mondo sono tutti puntati sull’avanzata dell’esercito e la fuga di civili da Kiev.

«Non posso attribuire quest’idea o a me o a Liudmyla in particolare. È come se avessimo pensato tutte e due a questa cosa, fin dal principio». Ed infatti nel momento dell’ultimo inchino di ringraziamento al pubblico, la principessa etiope Aida, interpretata da Monastyrska e la sua rivale in amore, la figlia del Re di Egitto, Amneris, interpretata da Gubanova, si sono strette in un abbraccio. Racconta Gubanova che a quel punto «lei si è girata verso di me, e ci siamo abbracciate. Il pubblico non smetteva più di applaudire ed in quel momento il mio cuore voleva uscire dal petto».

Gubanova è nata a Mosca ed ha perfezionato i suoi studi musicali e costruito la sua carriera al di fuori del suo paese di origine, e trascorre nelle Marche i brevi periodi di riposo fra una produzione e l’altra, dove vive suo marito. In questi giorni si trova a Vienna, e comunica quotidianamente con la madre a Mosca; ma la situazione è delicata e cerca, per quanto possibile, di non coinvolgerla e preoccuparla su ciò che sta accadendo «In Russia la gente comune non ha la piena consapevolezza degli eventi. Possono solo vedere ciò che gli organi di Stato propongono. Le radio e le testate indipendenti sono state chiuse».

L’opinione pubblica

«È difficile essere russi in questo periodo, perché l’opinione pubblica occidentale ci mette tutti sullo stesso piano, ma non è così. L’approccio prevalente è quello di escludere i russi da tutto, anche dall’arte e dalla cultura». La guerra tocca ora anche i musicisti personalmente. «Il mio lavoro è sempre stata la musica, vivo immersa negli spartiti, nelle prove e nelle rappresentazioni».

Nel mondo dell’opera, in ogni produzione si lavora molto intensamente. Si collabora con lo stesso team anche per diversi mesi ed è quindi normale che si creino rapporti umani e di amicizia oltre che professionali. La nazionalità, la lingua, i tratti somatici o anche solo le opinioni politiche o il credo religioso, sono aspetti che, secondo Gubanova, non vengono mai considerati nei rapporti fra colleghi e con lo staff. «Con Liudmyla ci conosciamo da tantissimi anni e abbiamo cantato insieme diverse volte. Durante l’ultima recita di Aida lei ha lavorato in una situazione estremamente complicata: a Kiev c’erano i suoi familiari, eppure è salita sul palco ed ha cantato divinamente».

Gubanova ne parla come di un’eroina che sta affrontando una situazione critica ma che dimostra che «l’arte unisce e non divide». Nel frattempo la mezzosoprano russa continua il suo lavoro, nella speranza di portare il suo piccolo contributo alla causa della sovranazionalità dell’arte e della cultura. La mente corre libera mentre Aida canta la sua aria. Lontano dalla guerra, al di là del dolore.

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