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Esclusiva

Febbraio 28 2023
«L’Ai è creatività aumentata, mette a fuoco la nostra immaginazione»

L’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando il mondo dell’audiovisivo: il racconto del regista e videomaker Giacomo Spaconi

Video killed the radio star, cantavano i Buggles nel 1980, interpretando la costante paura umana verso una tecnologia che ne sostituisce un’altra. Lo stesso timore si ripete da settimane, da quando è stata lanciata ChatGPT, come se l’apporto umano all’arte, alla cultura e alla tecnologia fosse destinato a estinguersi con OpenAI. Non è così.

È sufficiente guardarsi intorno, sul web, per capire come gli artisti e i content creator abbiano già da tempo trovato utilizzi inediti, abolendo l’idea per cui tecnologia e creatività si escludano a vicenda. «Tante intelligenze artificiali possono essere usate come creatività aumentata. Puoi avere idee bellissime in mente, ma non sapere come sono fatte. Le nuove intelligenze sono perfette per metterle a fuoco», afferma a Zeta Giacomo Spaconi, regista, videomaker ed esperto di grafica 3D.

«Si arriva a un punto che in realtà appartiene a te. Pulisci gradualmente la tua immaginazione da tutti gli input esterni. Vai a creare il nucleo della creazione che vuoi fare e poi loro non servono più. La vera potenza è quella».

Giacomo a Roma è noto come il regista e co-autore del duo comico Le Coliche. Trentatré anni, da tempo ha abbandonato la laurea in farmacia per dedicarsi alla regia, ma qualcosa gli è rimasto «della sperimentazione, perché in questo campo è importante essere sempre sul pezzo, in costante aggiornamento. Il fatto che avessi una formazione scientifica ha aiutato».

In Italia è stato fra le prime persone a usare la versione Beta di ChatGPT, prima del lancio ufficiale: «Ho visto un potenziale immenso. Lavorando per immagini ho spesso bisogno di uno storyboard. Con Midjourney ho creato delle immagini molto belle, con piani luce e inquadrature dinamiche e la cosa importante è che i modelli si stanno evolvendo. Sono tecnologie velocissime e noi dobbiamo imparare a starci dietro».

I suoi primi esperimenti con l’AI risalgono al 2018, quando frequenta il corso di Effetti speciali alla New York Film Academy. Il forte riscontro sul web, tuttavia, arriva nel 2020 in pieno lockdown: «Era il deep fake di Conte durante la pandemia. Ero a casa come tanti videomaker e ho pensato ‘non ho niente da fare, ho un green screen, è il momento di mettermi un po’ alla prova». Spaconi ha cercato un’intelligenza artificiale che riproducesse la voce, ma non esisteva ancora. Si è allenato a imitarla e una volta ricostruito un timbro simile è passato al viso con il software DeepFaceLab. «Con il mio gruppo di lavoro, le Coliche, abbiamo fatto quattro video e dopo il primo ci siamo resi conto che dovevamo mettere un disclaimer», la parodia non veniva riconosciuta subito, perché «non tutti siamo abituati a riconoscere queste nuove tecnologie».

Giacomo Spaconi e Le Coliche: Conte con deep fake

La minaccia della disinformazione è elevata, soprattutto perché è ancora necessaria un’educazione alle nuove tecnologie, oggi assente. L’Ai «è un rischio, ma può essere un’opportunità enorme perché come tante altre cose, se usate bene, può accelerare i processi produttivi».

Tra gli scenari futuri che più di tutti verranno – e sono già – trasformati dall’Ai, si ritrovano proprio le forme d’arte e di creazione digitale di cui si occupa Spaconi, cinema compreso. «Ora l’intrattenimento è prendere il telefono e scrollare. Io creo contenuti proprio per questo genere di cose. Il cinema ha perso il significato che aveva prima e infatti i film si fanno per le piattaforme, dove tu scegli qualcosa ma i film sono sempre contenuti: ne finisci uno e ne hai subito un altro» e la sacralità della sala svanisce, perché «non c’è tempo, non c’è voglia».

Dalla prospettiva dei contenuti anche la qualità sopperisce alla quantità, o meglio, i due percorsi si differenziano, come accaduto in passato alla musica: al bivio tra lo streaming e la rinascita dei vinili. «Che vuol dire? Probabilmente che se nei prossimi anni ci sarà una Ai che permetterà di creare una gran quantità di contenuti, forse sarà usata per le piattaforme», in reazione però «il cinema quello pesante, da sala, rinascerà. È l’opposto ma questo dà speranza».

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