Volantini, adesivi, cibi con lassativi per soldati russi, rubli battuti con icone ucraine e, soprattutto, distribuzione di giornali con notizie vere. Queste sono solo alcune delle campagne di Zla Mavka, movimento di resistenza delle donne nei territori dell’Ucraina occupati dall’inizio della guerra. Parlare con chi fa parte del gruppo di opposizione non è semplice.
Dal 2022 «è molto pericoloso comunicare con l’esterno – spiegano le fondatrici- I russi cercano di arrestare tutte le persone filo-ucraine, specialmente gli attivisti. Dobbiamo stare molto attente e cerchiamo di proteggere chi collabora con noi. Anche comunicare al resto del mondo cosa ci succede ogni giorno è complicato». Dall’inizio dell’invasione russa tutti i telefoni vengono controllati e ci sono moltissimi problemi di sicurezza. «Non dirò niente sui nostri metodi, ma ho dovuto raggiungere un luogo sicuro prima di poter parlare con i giornalisti delle nostre attività».
Il nome dell’organizzazione onora una figura mitologica della tradizione popolare. Mavka è uno spirito che vive nei boschi e che, con la sua bellezza e il suo mistero, attira i viaggiatori incauti per poi stringerli in un abbraccio mortale. Questa figura incarna il potere, la resistenza e la forza delle donne ucraine ed è diventata simbolo di rabbia e determinazione. «Non ci siamo fermate. Li abbiamo affrontati comunque, ma ora stiamo portando avanti azioni più diversificate».
Il racconto di questa quotidianità è lasciato alle storie delle donne che scrivono alle fondatrici. «L’organizzazione è nata all’inizio del 2023 da noi, tre donne di Melitopol. – spiega una delle attiviste – Non avremmo mai immaginato che sarebbe diventato davvero un movimento. Lo abbiamo iniziato come un nostro progetto con un aspetto femminile contro l’occupazione russa, ma molto presto molte donne di diverse città occupate hanno cominciato a unirsi a noi».
Finchè a Starobilsk e in tutti i territori invasi, spiegano, i soldati russi cercheranno di reclutare gli abitanti del distretto per coinvolgerli nell’occupazione, la resistenza femminile continuerà ad esistere. Nelle piazze delle città sono comparse delle tende e i cittadini hanno cominciato a girare alla larga, sulla decima strada, per evitare le conversazioni con i militari russi persuasi di poterli arruolare tra le fila di un esercito che li ha invasi da anni. Il Cremlino combatte contro quello che chiama il “regime di Kiev” sul suo stesso suolo ma la resistenza ucraina continua a battersi per la libertà della propria terra.
Contrastare la guerra con campagne non violente è la massima espressione dello spirito della resistenza. Le prime attività promosse dal gruppo prevedevano la diffusione di volantini contro il regime russo. Sono state tutte represse con la forza. Ma la ribellione non si è mai fermata. Le donne ucraine hanno risposto ad ogni tentativo di mettere a tacere la loro voce e la storia di un intero popolo con l’obiettivo di conservare il ricordo del loro Paese.
Raccontare la realtà ai più giovani e liberarla dalle false narrazioni promosse dagli occupanti diventa sempre più difficile. «Moltissime donne ci aiutano in segreto e si uniscono al movimento, ci danno una mano a ricostruire la verità. Non è niente di nuovo, niente a cui il popolo ucraino non sia già abituato». Da dieci anni gli studenti in Crimea imparano la lingua ucraina di nascosto come fosse un peccato o una vergogna restare fedeli a se stessi. «Interi periodi storici sono sostituiti da racconti propagandistici e persino da eventi falsificati. Tante ore sono dedicate all’educazione militare dei bambini e le famiglie che cercano di insegnare ai propri figli il programma ucraino rischiano di essere arrestate».
Mantenere vivo il contatto con la realtà è anche uno degli obiettivi del sito online del movimento che raccoglie le testimonianze di cittadine di tutte le età. Anche le più piccole trovano nella pagina web un posto sicuro in cui scrivere al mondo e dirsi in cosa credono davvero: «Ciao gente, siete reali? -scrive una ragazza da Melitopol- La nostra resistenza ha senso? O siamo solo il traditore del traditore? È come se augurassimo a voi, agli stessi ucraini, il male più grande: l’occupazione. Mi copro il viso con le mani e piango. Perché resistiamo ancora qui in Ucraina, anche se occupata».